La casa “brucia”, chi la salva?

La casa brucia. Servirebbe pugno, esperienza e un pizzico di spavalderia. Ma ora che la Champions è davvero a rischio, il Milan non può che tentare di serrare le fila e giocarsi il tutto per tutto. Potremmo discutere ore sull’opportunità o meno di esonerare oggi Rino Gattuso per promuovere Federico Giunti dalla Primavera o chiamare chissà chi per quattro partite di campionato. Il problema, semmai, è che Ringhio, fin dall’inizio del suo mandato, si è trovato di fronte ad una marea di situazioni complicate e poteva avere al suo fianco un pizzico in più di sostegno.

Il vero Gattuso sarebbe quello che sabato si presenta in conferenza stampa alla vigilia del Torino per dire: “Siamo ancora quarti, chi vuole andare in Champions deve passare da noi”. Invece abbiamo ascoltato un allenatore stanco, provato e, soprattutto, rassegnato: “La squadra non ha un’anima”. Se non suonava già come una resa, poco ci mancava. Ma perché? Gattuso sperava di avere vicino una società che oggi gli rinnova la fiducia in un clima assolutamente sereno e disteso, ma che indubbiamente ha peccato in alcuni passaggi: troppo solo nella gestione Bonucci, altrettanto isolato col cerino Higuain in mano, nella bufera dopo le “bizze” di Kessie con Biglia e il caso Bakayoko-Acerbi.

C’è chi sostiene che possa pesare l’inesperienza della società. Di certo, ieri sera a Torino, in un momento così drammatico della stagione e alla luce delle dichiarazioni di Gattuso, era auspicabile ascoltare la voce del club che tanto si era levata (giustamente) con Leonardo sulle pagine de La Gazzetta dello Sport dopo i fatti di Milan-Lazio. Troppo poco. Non bastano più le voci di corridoio, le dichiarazioni “pilotate”, i sorrisi. La sensazione è che a 360 gradi questo Milan, così come concepito, non sia ancora pronto per la gestione di grandi palcoscenici. Poi basterà una vittoria col Bologna e qualche buona notizia da altri campi per ribaltare nuovamente ogni considerazione.

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