È il Milan con più punti negli ultimi 6 anni, ma anche quello con la rosa più costosa

72 Inter, 86 Napoli, 80 Roma, 69 Lazio, 78 Napoli. No, non è la ruota del campionato, sono i punti necessari per andare in Champions nelle ultime 5 stagioni. Ammesso, tuttavia, che solamente dall’anno scorso le qualificate sono diventate quattro. Ergo se anche il Milan dovesse vincere a Ferrara non riuscirebbe a sfondare quella quota punti. Quindi, guardando i numeri da un altro punto di vista appare scontata la risposta: se il Milan dovesse centrare la Champions sarebbe più per demeriti degli altri che per meriti propri. Ma il bicchiere mezzo pieno ci impone di evidenziare che dalla stagione 2012/2013 il Milan non si giocava la Champions all’ultima giornata, era con Allegri a Siena. Segnali incoraggianti.

I NUMERI CON RINO

La storia la scrivono i vincenti e la ragione sarà sempre dalla loro parte, senza se e senza ma. Se Rino dovesse conquistare la Champions, entrerebbe, nonostante le critiche, nella storia recente del Milan, riportando il Diavolo a casa, in Europa. Dopo il terzo posto del 2013, il Milan ha intrapreso un lento declino, salvo riprendersi negli ultimi anni: 57 punti nel 2013/14 con Allegri e Seedorf, 52 punti con Pippo Inzaghi 2014/15, 57 punti con Mihajlovic e Brocchi l’anno seguente, per tornare ad assaporare l’Europa (League) toccando quota 63 con Montella nel 2016/17. Un punto in più l’anno dopo con lo stesso Montella e Gattuso. E ora eccoci con Rino a quota 65, potenzialmente 68. Ma per centrare il colpo grosso, Gattuso, oltre a non sbagliare la propria gara, dovrà sfruttare l’ennesimo assist di una rivale, in questo caso Inter o Atalanta. Comunque vada merito a Rino di averci provato: non è stato il Milan più bello, ma forse quello più concreto.

MA I NUMERI DELLA ROSA?

Alla luce di una valutazione oggettiva, non si può non considerare alcuni fattori determinanti. Rino Gattuso ha goduto di un vantaggio non indifferente rispetto ai suoi predecessori: il valore della rosa. Fino all’approdo dei cinesi, gli investimenti durante il periodo di “austerity berlusconiana” erano ridotti al lumicino (salvo l’anno degli 80 milioni spesi tra Romagnoli, Bertolacci e Bacca) e il mercato si faceva con i parametri zero. Sarebbe stato difficile chiedere di più con i mezzi a disposizione anche per la guida più illuminata in panchina. Poi i quasi 250 milioni iniettati sul mercato, ai quali si aggiungono i 70 spesi per Piatek e Paquetà, che, al netto di qualche cessione, hanno alzato di conseguenza le aspettative. Aspettative che sono naufragate nella scorsa stagione e rischiano di essere disattese anche quest’anno, nonostante il diktat dirigenziale, da Maldini a Scaroni fino a Gattuso (che toccando questo tema per la prima volta non ha fatto autocritica), ovvero quello di bandire la parola fallimento. Ma i numeri parlano chiaro e pesano, come quelli del mercato e quelli al ribasso delle rivali, che ci spiegano che la mancata Champions non sarebbe un’apocalisse ma un grosso fiasco.

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