Fallimenti, dimissioni e ridimensionamenti: come sta davvero il Milan?

Amarezza e preoccupazione. Impossibile trovar altri sentimenti, a poco più di 96 ore dalla fine del campionato e, più in generale, dalla stagione sportiva dell’Associazione Calcio Milan 1899. Che, lo ricordiamo, non svolge esclusivamente attività di Prima Squadra ma anche con selezioni giovanili, la Primavera, e femminile. Tutte accomunate, nell’annata appena andata in archivio, da un epilogo duro, durissimo, da digerire.

Verdetti

La Prima Squadra, infatti, ha mancato la qualificazione alla Champions League per un singolo punto, vedendo sfumare il pass per la massima competizione continentale a dieci minuti dalla fine del campionato. L’Under 19, invece, è incredibilmente retrocessa in Primavera2, forse con una dinamica ancor più rocambolesca rispetto alla compagine guidata da Gattuso. In ultimo, poi, delusione anche per le ragazze di Carolina Morace, in lizza per lo scudetto fino all’ultima giornata, salvo un piazzamento finale che non ne consente nemmeno l’accesso alla UCL femminile.

Conseguenze

Dai drammatici fatti, poi, si è giunti alle conseguenze: poco dopo i rispettivi fallimenti sportivi, hanno salutato sia Leonardo, direttore tecnico, sia Gattuso che la Morace, guide tecniche rispettivamente di Prima Squadra maschile e femminile. Un triplo addio contrassegnato da una tripla dimissione, forma di rinuncia al proprio incarico che, oggi, sempre più raramente fa capolino nel mondo pallonaro.

Riflessioni

Il triplice volontario addio, tuttavia, spalanca le porte ad una serie di riflessioni sul futuro a 360º gradi di un club in evidente difficoltà. Ammettere questa sacrosanta verità è vitale per evitare nuovi errori nel futuro. In primis perchè, cosa più importante, il FFP rallenterà oltremodo il processo di crescita sportiva ed economica del Milan. La spending review a cui i rossoneri dovranno obbligatoriamente sottomettersi non lascia a rilanci: lo ha detto a chiare lettere Gazidis. Non ci saranno colpi ad effetto, non ci saranno top player.

Questo vuol dire che questa società è finita? No, ma di certo il mancato accesso alla Champions negli ultimi due anni peserà come un macigno per il futuro. Anche in virtù di un passivo di bilancio da 120 milioni che dovrà essere colmato entro giugno 2021.

A ciò, poi, va aggiunto il danno – molto meno grave rispetto a quello sopracitato, ma comunque alquanto deleterio – di veder relegata la Primavera in un campionato di seconda divisione, con conseguente necessità di rifondazione e svantaggio rispetto, ad esempio, ai vivai di Inter o Juventus, o della stessa Atalanta.

Tornando, dunque, alla domanda presente nel titolo di questo articolo, come sta il Milan? Difficile dare una stima esatta e precisa, ma l’impressione – rafforzata dai nomi oggettivamente non di primissima fascia sondati per la panchina – è che tempi duri aspettino ancora i tifosi rossoneri. Che mai come adesso hanno il compito di sostenere il proprio club, consci che, forse, le delusioni non sono ancora terminate. Attaccamento e fiducia: è da qui che si deve ripartire, specie in tempi di vacche magre.

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