Il Milan ha il miglior assistman della Serie A, ma i tifosi vogliono venderlo perché non la passa

Nel calcio si fa presto a dimenticare, resettare, cambiare idea. E crocifiggere. La parabola di Suso al Milan è la prova plastica di questo processo. Rapidissimo nei modi e dannoso negli effetti. Negli ultimi due anni Suso è stato trascinatore indiscusso del Milan. Pur nel deserto di qualità in cui ha deliberatamente vissuto. Sette gol e nove assist prima, sei gol e dieci assist poi. Evidentemente qualcuno nel giudicarlo ha fatto finta di non guardare i numeri.

LA DURA LEGGE DEI NUMERI

Quest’anno qualche mese di digiuno da incisività è bastato ad etichettarlo. Era colpa sua se Higuain non segnava. È colpa sua se Piatek non segna. “Eh ma fa sempre la stessa cosa”. “Non crossa mai”. “Ormai lo hanno capito”. “Rallenta il gioco”. C’è chi tuttora gli preferirebbe Castillejo. Grinta e cuore eh, ma la qualità è un’altra cosa. Anche perché, tra l’altro, pure quest’anno la solfa è la stessa. Sei gol e dieci assist. A due giornate dalla fine (cui arriva discretamente in fiducia). Il Milan ha il miglior assistman della Serie A in casa, ma il popolo vuole mandarlo via perché non la passa mai. Contraddizione elementare. Nessun esterno destro del campionato ha numeri migliori per somma di gol e assist. Solo Mertens ed El Shaarawy se aggiungiamo chi parte da sinistra. Papu Gomez, per intenderci, idolatrato e celebrato sistematicamente (e giustamente) ha lo stesso score dello spagnolo.

IL CAMPO NON BASTA PIÙ

Insomma la realtà (ossia il campo) dice che chi ha deciso di bollare Suso perché “non crossa mai”, “gioca solo per se stesso” o “ormai lo hanno capito” ha clamorosamente mancato il bersaglio. Qual è il bello? Che tutto ciò non basta (e non basterà). Non basta aver fatto più assist di tutti in campionato. Non basta essere il miglior esterno destro della Serie A. Non bastano due stagioni da trascinatore. “Eh però, perché Piatek non segna più?”. Nel dubbio, sapete già di chi è la colpa. 

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