La stagione del Milan è appesa ad un solo (pesantissimo) punto

È il primo dei numeri primi. È la metaforica rappresentazione del successo ma al tempo stesso una minima quanto abissale distanza dai sogni di gloria. Il numero Uno è prima cifra e poi concetto, agrodolce nella sua essenza in quanto da un lato (quello lieto) rappresenta il massimo risultato derivante da serie infinite di sforzi, dall’altro l’irrisorio quanto decisivo distacco da un obiettivo tanto inseguito. È probabilmente chiaro a molti, o forse a chi crede ancora nel sogno Champions League, che il rapporto che lega il Milan a questo numero è la seconda descrizione ovvero un distacco minimo (un punto per l’appunto) che divide i rossoneri dalla tanto agognata qualificazione alla coppa dalle grandi orecchie.

In una prospettiva estrema, si potrebbe paragonare la vita di un uomo ad un campionato di calcio. Entrambi i lassi di tempo sono accomunati da attimi di gloria alternati a momenti di sconforto ma soprattutto dal comune concetto del “rimpianto”. Se nell’essere umano il rimorso nasce a fronte di un errore commesso, in una squadra di calcio nasce a fronte di una vittoria non colta. In questa stagione il diavolo di Gattuso si potrebbe riassumere nell’aggettivo “sprecone”: sono, infatti, innumerevoli le occasioni sprecate dai rossoneri nel portare a casa vittorie facili e punti fondamentali. La montagna russa su cui hanno viaggiato i tifosi del Milan racconta di entusiasmanti e divertenti curve fino al derby del 17 Marzo, seguite da un tremendo saliscendi durato fino alla sfida col Torino.

Dopo la stracittadina persa per 2-3, la squadra di Gattuso infatti ha inanellato una serie di risultati negativi che l’ha vista, nelle sei gare successive, perdere per tre volte (Sampdoria, Juventus e Torino) pareggiare due (Udinese e Parma) e festeggiare solamente una (Lazio in campionato). Addentrandosi, a posteriori, in queste tremende prestazioni si può denotare come il Diavolo sia di proposito sprofondato negli inferi in quanto il contropiede che ha favorito il gol di Lasagna nella sfida contro l’Udinese o l’incredibile errore di Donnarumma sul gol di Defrel denotano disattenzione e superficialità, figlie di una scarsa ripresa emotiva in momenti difficili. A queste deludenti partite si aggiungono match quali gli imbarazzanti pareggi racimolati con l’Empoli, con il Frosinone o con il Bologna all’andata: 6 possibili punti persi che, aggiunti ai 13 persi dopo l’Inter, avrebbero notevolmente cambiato la situazione di classifica del Milan non costringendolo, soprattutto, a restare aggrappato a flebili quanto provvisorie coincidenze.

Nella consapevolezza che nell’oceano della negatività si può sempre scorgere la spiaggia della speranza, il Milan continua strenuamente e imperterrito a navigare verso la rotta europea grazie anche alle orgogliose vogate prodotte dai tre successi consecutivi ottenuti contro Bologna, Fiorentina e Frosinone. I rimpianti e i fallimenti nella vita dell’uomo, così come nel calcio, esisteranno sempre. L’unico rimedio a queste piaghe è il fertile carburante dell’orgoglio: c’è sempre una possibilità a cui rimanere attaccati che si può trasformare, con perseveranza, in un traguardo insperato. Il sogno del Milan è distante un solo punto, un gap tanto lontano quanto vicino ma che può essere colmato solo con una vittoria. Perché per ritornare numeri uno bisogna sempre avere la forza di provarci fino all’ultimo.

Pietro Andrigo

Impostazioni privacy