Milan, quando vede Viola Calhanoglu si scatena. Il turco va tenuto? Ecco i pro e i contro

Come un toro si scatena vedendo rosso in una corrida spagnola qualsiasi, Hakan Calhanoglu diventa una belva quando vede il Viola. E a farne le spese è sempre la Fiorentina. Anno scorso il gol del definitivo 1-1 dopo il vantaggio di Simeone, quest’anno l’1-0 che mantiene ancora vive le speranze di arrivare in Champions. Vincere sabato sera contava tanto, tantissimo, a maggior ragione dopo la vittoria dell’Atalanta contro il Genoa. Un Milan bello nel primo tempo, più timoroso nella ripresa, ma che è stato cinico e decisivo, sapendo prendersi i tre punti a Firenze. La crisi della squadra di Montella non inganni: perché eccetto la Juventus, da Napoli (2° posto) a Spal (10°) nessuno è riuscito a espugnare il Franchi. Tre punti che fanno bene a morale e gioco, e il calendario ora sorride: rimangono il Frosinone già eliminato per l’ultima a San Siro e la Spal già salva da incontrare a Ferrara. Due squadre che non hanno più nulla da chiedere a questa Serie A. Calhanoglu si trasforma sempre quando incontra la squadra toscana e, sebbene abbia messo a segno solo due gol in questo campionato e uno in Europa League, oltre a 13 assist, ha saputo colpire nel momento del bisogno. L’interrogativo dunque sorge ora spontaneo: nella prossima stagione l’esterno turco va tenuto o in caso di offerte dall’estero è meglio pensare di fare cassa? Valutiamo i pro e i contro.

Perché Calha va tenuto

Quando Gattuso nella conferenza stampa pre-Torino diceva che “ogni mio giocatore ha un carattere a modo suo: c’è chi è più primadonna e chi più uomo“, sicuramente per ‘primadonna’ non intendeva Hakan. L’esterno turco è sempre stato un ragazzo buono, umile e ha saputo subito stringere amicizia con il gruppo da quando è arrivato a Milano. Si ricordano in particolare le amicizie forti con Conti e Kessie. O anche la generosità con cui il numero 10 ha accolto nella piscina di casa sua Mauri, Cutrone, Calabria e gli allora ultimi arrivati Castillejo e Laxalt prima della sfida con il Napoli, valida per la seconda di campionato. Insomma, un giocatore che sa far gruppo e che non crea problemi. E se è uno dei più intoccabili per Gattuso un motivo pur ci sarà.

L’altro aspetto a favore di Hakan è la tecnica. Guardate nella rosa del Milan e domandatevi: chi ne ha più di lui nel suo ruolo? Difficile trovare uno che sappia tenere il pallone tra i piedi, cercare l’apertura da una fascia all’altra o battere meglio di lui i calci da fermo (seppur quest’anno sulle palle inattive i tiratori rossoneri siano stati abbastanza un disastro).

Calhanoglu in azione contro il Sassuolo

Terzo, ma non meno importante aspetto, Calhanoglu è un giocatore duttile che nel momento del bisogno ha saputo adattarsi a giocare in varie posizioni. Comprato da Fassone e Mirabelli per giocare da fantasista, l’ex Leverkusen ha ricoperto spesso il ruolo di mediano e a volte anche di terzino. A Firenze, ad esempio, ha giocato a centrocampo per la squalifica di Paquetá e ha trovato un gol pesantissimo. E ogni volta che ha segnato, Calha ha deciso partite in favore con gol pesantissimi: contro il Dudelange in Europa League a San Siro, indirizzando una gara che sembrava incredibilmente persa, e contro l’Atalanta a Bergamo, dando un prezioso vantaggio culminato poi in vittoria con la doppietta di Piatek (e che potrebbe valere molto in fatto di scontri diretti per la Champions se a fine stagione Milan e Atalanta terminassero pari). Quando è in forma ed è in grado di correre a tutto campo, di lui si ricordano recuperi importanti a fermare i contropiedi rivali. Un calciatore che ha tecnica, e quello non si discute, ma che si è forse più sacrificato in altre posizioni rispetto ad aver giocato veramente in attacco, date anche le circostante vissute in queste due stagioni dalla squadra di Montella, prima, e Gattuso poi.

Perché Calha non va tenuto

Benissimo i gol pesanti realizzati, ma se Calhanoglu restasse a Milano anche anno prossimo, da lui ci si deve aspettare un po’ più di costanza. Quando il turco è in forma è decisivo per la squadra. Si guardi da gennaio ad aprile dello scorso anno, quando il Milan di Gattuso incominciava una lenta risalita in classifica che ha portato la squadra in Europa League e in finale di Coppa Italia a Roma. Hakan è stato uno dei più decisivi con assist, verticalizzazioni e palle recuperate. Ma quando tutto ciò manca e il numero 10 si spegne, a risentirne è soprattutto la squadra. Basarsi solo sulle giocate di Suso non è possibile, come il campo ha dimostrato.

Calhanoglu si dispera dopo aver sprecato un occasione nel match di campionato contro il Napoli

Un altro aspetto poi che va migliorato è quello della personalità. Calhanoglu, abbiamo detto, è un ragazzo umile, generoso, ma anche sensibile. E una persona con tanta sensibilità, se il periodo non è positivo, rischia di rinchiudersi in sé stessa, con la possibilità che vengano danneggiati umore e mentalità. Insomma, se la mente non è libera nulla riesce bene, sia nel calcio che nella vita. Un esempio eclatante lo si è visto a inizio stagione: dopo il divorzio dalla moglie Sinem, Calhanoglu è stato irriconoscibile fino al 3-0 al Cagliari di febbraio. Poi il gol a Bergamo, una leggera ripresa e il nuovo calo, fino al pesante gol di sabato a Firenze. Hakan, serve più cattiveria: fuori gli attributi!

L’ultimo aspetto è quello che riguarda il suo modo di giocare. Calhanoglu è un giocatore estremamente tecnico, ma poco veloce e fisico. In un campionato come la Serie A, dove muscoli e corsa contano, essere troppo leziosi può essere un danno. Forse in Germania o in Spagna, dove le difese sono più aperte, Hakan troverebbe molti più gol, ma con retroguardie chiuse come quelle italiane tutto appare più difficile. Chissà che, se rimarrà anno prossimo a Milano, Gattuso possa collocarlo in nuove posizioni: magari da regista davanti la difesa o dietro le punte in un eventuale 4-3-1-2. Magari potrebbero rivelarsi chiave giuste per far sbocciare definitivamente un giocatore sbocciato solo a metà.

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