Ancelotti: “Tra le partite più “belle” della mia carriera anche Istanbul, ecco perché”

In occasione dei sessant’anni che compie oggi, Carlo Ancelotti ha concesso una lunga intervista al Corriere dello Sport, parlando ovviamente anche del suo trascorso al Milan.

Sulle sue figure di riferimento: “Nils Liedholm si prese cura di me, mi aveva voluto lui, mi insegnò un sacco di cose. Anche a stare al mondo. Poi Giorgio Visconti, Bruno Mora: gente a cui devo tanto. Fino ad Arrigo Sacchi, il numero uno. Ci ha aperto gli occhi, è stato un innovatore, in particolare nella preparazione. Non mollava mai ed ancora oggi non molla, è sempre prodigo di consigli. Dopo ogni partita arriva la sua telefonata. Le differenze tra Liedholm e Sacchi? Nella gestione della pressione, certamente. Liedholm era sempre calmo, imperturbabile, affrontava le situazioni con la serenità e risolveva le questioni con l’ironia. In quattro o cinque anni l’avrò visto arrabbiato un paio di volte. Arrigo invece ha spesso ceduto alla tensione, per sua stessa ammissione. Io ho preso da Liedholm: gli anni e le esperienze mi hanno reso più consapevole”.

Sulle partite della sua vita: “Tante, ma ne indico due. Milan-Manchester United e la finale di Istanbul nel 2005. Una battuta? No, nella prima parte di quella partita fummo fantastici. Nella ripresa ci disunimmo ma anche sul 3-3 sbagliammo un sacco di gol. Erano sulle gambe, molti di loro con i crampi, le provarono tutte pur di non andare ai rigori. Quella partita l’ho rivista tre settimane fa, quando l’ha data ‘Sky‘: una sola volta in quattordici anni. Le più brutte? Bologna-Milan il primo anno. Distrussi lo spogliatoio, giocammo malissimo rischiando di compromettere la qualificazione in Champions League. Ed a Evian, in Coppa di Francia, con il PSG. Mi incazzai di brutto con Marco Verratti che si era fatto espellere. Diedi un calcio ad un cartone che finì per centrare la testa di Zlatan Ibrahimovic. ‘Mister, ce l’hai con me?. No, gli risposi, ce l’ho con un altro. E poi i primi venti minuti contro l’Arsenal, a Londra, quest’anno. Inspiegabili”.

Su Adriano Galliani: “Il più forte di tutti. Con lui ho avuto anche discussioni violente, ma è stato fondamentale in ogni momento della mia avventura al Milan. Protezione, mediazione, considerazione. Per un allenatore il dirigente ideale, inarrivabile”.

Sui suoi 60 anni in 4 nomi: “Bruno Conti era il mio compagno di stanza, a quei tempi non c’era internet, i rapporti si sviluppavano naturalmente, si cementava il gruppo. Il ritiro era un momento di aggregazione. Oggi i giocatori in ritiro si isolano, stanno da soli … Poi Roberto Pruzzo, Paolo Maldini, Gennaro Gattuso, Filippo Galli e Roberto Donadoni”.

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