Gazidis, già partito il tiro al bersaglio. Almeno facciamolo lavorare

Ivan Gazidis, dopo Leonardo e Gattuso, è diventato già il nuovo capro espiatorio su di cui scatenare tutta la rabbia e la frustrazione per i risultati sportivi che non arrivano e per un Milan che ormai da troppo tempo non è più la squadra vincente e competitiva che tutti abbiamo conosciuto. Sono passati appena sei giorni dalla fine della stagione e da un epilogo che ha lasciato pesantemente l’amaro in bocca, ma sembra già essere passata un’eternità. L’addio di Leonardo e Gattuso, le riflessioni che stanno coinvolgendo Paolo Maldini ad accettare o meno il ruolo in società che gli è stato offerto dall’ad rossonero, ma soprattutto le parole dello stesso Gazidis che hanno fatto chiarezza sulle intenzioni della società circa il futuro prossimo. Se a questo si aggiunge la mancata qualificazione in Champions League, che ormai manca da sei stagioni, la crescita esponenziale (economica, ma probabilmente anche tecnica con l’arrivo di Antonio Conte in panchina) dell’Inter, oltre ad una Juventus sempre più vincente e competitiva e la spada di Damocle dell’Uefa, e delle possibili decisioni in ottica fair play finanziario, che pende sulla testa del Milan, ecco che si ha un’idea chiara delle nubi che si addensano sull’orizzonte rossonero.

A schiarire un po’ queste nubi, di certo non aiutano le voci sul casting per il prossimo allenatore che sarà un giovane emergente e non sicuramente un top, o l’idea di un mercato che sarà fatto da Under 23 in cui saranno vietati i grossi investimenti. Chiaro è che, in una situazione del genere, il tifoso rossonero, ormai esasperato dal non vedere più il Milan che fu e frustrato da una serie ormai lunghissima di stagioni fallimentari in fila, è sfiduciato e comincia a prendersela con i proprietari (il Fondo Elliott), ma soprattutto con colui che ne cura gli interessi in casa Milan, Ivan Gazidis. Il nuovo ad è ormai accusato di tutto. Non è un vincente, non sa far quadrare i conti, vuole trasformare il Milan in un supermarket ed in una versione sbiadita dell’ultimo Arsenal, non sa fare il proprio mestiere. Peccato che, la maggior parte delle critiche in questione siano infondate e poco lucide. Prima di tutto manca la controprova: il sudafricano si è insediato a dicembre e ha cominciato a mettere le mani in società troppo tardi per essere accusato del mercato o dei risultati della stagione che si è appena conclusa. Non c’è stato il tempo materiale per giudicarlo, inoltre, e non può essere certo una sua colpa quella di voler far quadrare i conti in una società che rischiava la bancarotta e la retrocessione in Serie B prima dell’arrivo dei Singer. Insomma, diamogli il tempo di lavorare con calma e di mettere davvero mano ai conti e ai fatturati del Milan e tra qualche mese cominciamo a giudicare.

Il progetto Arsenal di Gazidis, seppur non ha portato troppi trofei o coppe, ha garantito alla società londinese di triplicare il fatturato, di potersi permettere giocatori di altissimo livello e di poter competere con le grandi di Inghilterra, qualificando i Gunners quasi tutti gli anni alla Champions League. Viste le ultime sei stagioni in casa Milan, quale tifoso rossonero non firmerebbe per vedere il Diavolo ogni anno in Champions? Il progetto Elliott, inoltre, porterà il fondo americano a vendere la società tra qualche anno, una volta che i conti di quest’ultima saranno apposto, il valore sportivo sarà aumentato, il Milan sarà appetibile in tutti i mercati internazionali e, probabilmente, avrà un nuovo stadio di proprietà. Per fare tutto ciò la squadra dovrà per forza di cose crescere e aumentare il suo livello sportivo ed economico. Ci vorrà pazienza, ma l’obiettivo a medio lungo termine siamo certi che sarà raggiunto da gente che nella sua storia ha già dimostrato di saper fare il proprio mestiere. Per arrivare a questo risultato, però, viste le imposizioni dell’Uefa e i passivi pregressi accumulati dagli ex proprietari, sarà obbligatorio passare da progetti e mercati virtuosi e da idee e concezioni di calcio che negli ultimi tempi stanno portando ottimi risultati a chi le adotta (Ajax, Tottenham, Atalanta, solo per fare alcuni nomi). Il tifoso del Milan, si sa, è abituato ad altro, ma ora non è tempo di fare gli schizzinosi, bisogna soltanto tapparsi il naso, continuare a tifare e credere in questo progetto, in questa gente e nel Milan che verrà. Di certo non siamo più nell’epoca dei: “Siamo apposto così”; “Siamo ultraocompetitivi” o delle cose formali.

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