La filosofia del Milan ai milanisti non ha pagato. La fede e l’attaccamento non bastano

La proprietà Elliott, fin dal suo insediamento, ha voluto dare un segnale forte per far risorgere il Milan, affidando le chiavi del nuovo Diavolo a ex rossoneri. Ovvero a soggetti in grado di incarnare e rappresentare il Milan, anche dietro la scrivania. A Gattuso, che fu confermato da Elliott, si sono aggiunti Maldini e Leonardo (nonostante il suo tradimento). La politica del “Milan ai milanisti” non ha portato i benefici sperati e il primo anno si è chiuso con un bilancio negativo. A mancare oltre al risultato sportivo, frutto di scelte errate, sono stati l’ambiguità di ruoli, la coesione e l’unità di intenti tra queste figure, che invece di essere un valore aggiunto si sono trasformati in un handicap.

Senza Rino e Leo che hanno lasciato, Gazidis sembra intenzionato a non cambiare strategia: il quadro dirigenziale, stando ai rumors, si riempirà con altre bandiere rossonere. Maldini ha avuto, salvo sorprese, la promozione, ricevendo più poteri rispetto alla figura marginale del suo primo anno da dirigente. L’ex capitano potrebbe essere affiancato da un ds vero. Oggi sono emersi i nomi di Boban e Rui Costa, con il croato in vantaggio sul portoghese. Due grandi numeri 10 che hanno scritto la storia del Milan, ma forse ancora acerbi per un ruolo di primo piano come questo. Lo “Zorro”, nonostante sia un gran conoscitore di calcio, dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, non ha mai svolto il ruolo di direttore sportivo. Ad oggi riveste la carica istituzionale come vice segretario generale della FIFA per lo sviluppo del calcio e l’organizzazione di competizioni.

Una figura diplomatica che saprebbe dar man forte a Gazidis nel duro compito di mediazione con l’Uefa, ma che lascia diversi dubbi sulle reali capacità del croato di ricoprire il ruolo di ds. Mestiere che Rui Costa svolge al Benfica dal giorno del suo ritiro, ma in un ambiente e in un calcio diverso. Oltre al ruolo di direttore sportivo, si parla anche di un possibile approdo di Costacurta e Ba nello staff, per chiudere il quadro societario.

Nomi che alimentano, quindi, dubbi, sul futuro rossonero. Perché il Milan in questa fase di rinascita, appurato che non siano sufficienti la fede e l’attaccamento alla maglia, ha bisogno come non mai di esperienza unita a competenza. Per realizzare il progetto di Gazidis, ovvero quello di costruire un rosa tanto giovane quanto forte. Qualità ed esperienza come quelle di due oggetti dei desideri cercati e sfumati come Tare, accostato al Milan, ma ingabbiato da Lotito e Campos, sotto contratto col Lille. Insomma, il solo Paolo Maldini può bastare nella figura di totem e garante rossonero. Perché, un eccesso di “milanismo”, come accaduto, non è sinonimo di successo. E’ importante discernere cuore e ragione. Ben vengano i ritorni delle bandiere, ma purché la scelta sia ponderata per il bene della causa. Affinché non si corra il rischio che il Milan diventi una parata di bandiere.

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