Paquetá, che succede? Da “craque” a “desaparecido” della Copa America

Ci eravamo lasciati lo scorso marzo con l’esordio, bagnato dal gol di Paquetá in verdeoro contro Panama. Niente male per un debuttante, col peso della storica numero 10 sulle spalle. Quale miglior biglietto da visita. Forse, non abbastanza per il selezionatore della Selecao Tite, che nelle prime tre partite del girone di Copa America, contro Bolivia, Venezuela, Perù, non ha concesso nemmeno un minuto in campo al fantasista rossonero, che in Serie A ha totalizzato 13 partite e un gol dal suo arrivo. Tre panchine di fila: ecco la parabola del rossonero, da potenziale stella della Copa America 2019 ad oggetto misterioso.

LA POSIZIONE DI TITE

Con 7 punti ottenuti, il Brasile ha ottenuto il pass da primo in classifica nel girone e ora si appresta ad affrontare i quarti di finale contro il Paraguay. Pertanto è passata (quasi) inosservata l’assenza del classe ’97, che aveva parecchi riflettori addosso prima dell’inizio della rassegna sudamericana. Interpellato dalla stampa, il ct Tite ha dato la sua versione su Lucas: ”È un giovane con un buon futuro, ma dobbiamo stare attenti. Non so chi l’abbia detto, penso che sia stato Bielsa, che sia facile lanciare i giocatori, ma lanciare al momento giusto per avere le condizioni per produrre è impegnativo. Avrà il suo momento, la sua circostanza. L’arrivo qui, per lui, è già una cosa straordinaria. È un giovane giocatore che ha un grande futuro davanti.” In sostanza, il ct predica prudenza e calma, per ora Lucas resta a guardare. Ma il futuro è tutto suo. La scusa dell’età, tuttavia, non regge. Poichè, se il ct in difesa si affida ai veterani di grande esperienza tra cui spiccano Alves, Thiago, Silva e Filipe Luis, nelle altre zone di campo non rinuncia a prospetti giovanissimi come Arthur, Neres e Richarlison.

PROBLEMA TATTICO?

Probabile ci sia anche una motivazione di natura tattica. Il ct predilige un certo equilibrio e optando per il 4-2-3-1 difficilmente il rossonero troverà spazio nella linea a 2 davanti la difesa, dove Tite ha alternato Arthur e Fernandinho vicino a Casemiro. Mastini di quantità e qualità, più pronti a giocare in certi palcoscenici. Non c’è spazio nemmeno dietro la punta, zona occupata dall’intoccabile Coutinho. Paquetá per ora aspetta la sua chance, uno zero alla casella minuti che lascia tutti sorpresi, soprattutto un popolo che aveva accolto con approvazione la convocazione del “nuevo Kakà”, capace di suscitare entusiasmo in un ambiente – sotto il regno Neymar – in crisi di risultati. Eppure qualcuno ha storto il naso dopo il pareggio con il Venezuela per 0-0 nella seconda partita: diversi tifosi (si sa i brasiliani sono palati fini) hanno puntato il dito contro Tite per l’atteggiamento spesso rinunciatario (preferendo il mediano Fernandinho rispetto a Paquetá a partita in corso) che stride con la filosofia brasiliana, invocando l’entrata in campo di Paquetà. Critiche scivolate addosso al ct, che nemmeno contro il Perù nella sfida vinta in scioltezza per 5-0, ha fatto esordire il rossonero.

Il disguido di natura tattica lo ha sempre accompagnato fin dal suo arrivo a Milano. Mezzala o trequartista, quasi un dilemma amletico. Gattuso l’ha sempre visto nel ruolo di mezzala (col freno a mano), ora con Giampaolo il brasiliano potrebbe traslocare qualche metro più avanti, ma le valutazioni verranno rimandate in sede di ritiro. La sensazione è che prima Paquetá riesca a trovare la sua collocazione naturale, prima riuscirà ad esprimere il suo potenziale.

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