Ganz: “Noi secondi e gli uomini quarti: sarà Champions per tutti”

Maurizio Ganz, allenatore della prima squadra Femminile del Milan, è intervenuto in esclusiva ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Il tecnico ha parlato delle sue ragazze, ma anche di Giampaolo e di Champions League. Di seguito le sue parole.

Sull’allenare il Milan Femminile: «Mi è stato proposto e ci ho pensato una notte. Andar via dal Milan da giocatore e tornare da allenatore mi riempie di orgoglio: con il Milan ho un legame forte, a Paolo Maldini, Zvonimir Boban, Angelo Carbone non si può dire di no. Ci sono altri ex che lavorano nel femminile: Gianpiero Piovani, Emiliano Bonazzoli. Credo che a livello di immagine siano presenze positive».

Su quanti hanno cercato di farlo desistere: «Molti. Ma dove vai, che cosa ti salta in testa di allenare le donne. Però io ero convinto della mia scelta e sono motivatissimo. Il movimento sta crescendo, adesso è importante continuare ad avere spazio sui giornali, magari giocare negli stadi di A. Speriamo di avere entro cinque, sei magari dieci anni, un campionato tutto di Serie A».

Sulle società storiche non possono tenere il passo dei grandi club nel calcio femminile: «Per crescere è necessario coinvolgerli: servono per avere più visibilità. Bisogna però riconoscere il lavoro fatto da società come Bardolino, Brescia o Tavagnacco negli ultimi vent’anni. E’ la base di quello che c’è adesso. Al Mondiale i tifosi italiani hanno cominciato a guardare le partite per curiosità e poi hanno tifato, perché la maglia è sempre quella. Le ragazze sono delle professioniste instancabili: io al Milan ho conosciuto un gruppo di guerriere, hanno un atteggiamento che nei maschi a volte manca. Quando finisco l’allenamento non vedo l’ora di essere al giorno dopo. Con gli uomini non mi succedeva, le ragazze trasmettono un’energia diversa. Si può migliorare tecnicamente o tatticamente. Fisicamente le ho trovate formidabili».

Su dove può arrivare il Milan Femminile: «L’anno scorso hanno giocato praticamente Juventus, Fiorentina, Milan. Questa volta ci sarà anche l’Inter, ci saranno la Roma, il Sassuolo, il Verona. Il livello si è alzato. Tutti sognano di vincere lo scudetto, anche noi. Le ragazze con il loro atteggiamento mi stanno dando grandi soddisfazioni. Poi sto aspettando qualche giocatrice, Lady Andrade, un grande talento, si è appena aggregata. Vedremo se saremo all’altezza delle altre squadre, ma sono felice».

Sul professionismo nel calcio femminile: «Dobbiamo arrivarci. Assurdo che una giocatrice firmi un contratto per due anni e non possa andare altrove in Italia, però dall’estero te la possono portare via quando vogliono. Il professionismo è d’obbligo per la tutela delle ragazze e delle società. E si aprirà un mercato anche qui. Se una è brava e vuole andare al Real Madrid o al Barcellona ci sarà qualcosa anche per il club. Valentina Bergamaschi e Valentina Giacinti erano richieste da Chelsea e Real Madrid: non sono andate via, ma avrebbero potuto. Non si possono fare campionati professionistici con ragazze inquadrate come dilettanti».

Sui milanisti che si appassioneranno al calcio femminile: «Perché no? Spero che sia possibile portare tanti tifosi allo stadio. Il Milan è sempre il Milan, in tutte le sue forme».

Su quanto crede il club Milan nello sviluppo del settore femminile: «Credo che il mio avvicinamento alla squadra sia un segnale. Carolina Morace è un coach importante, dopo Carolina c’era bisogno di dare un segnale e io spero di essere questo segnale. Vorrei migliorare le ragazze individualmente. Lasciare una traccia, un pezzo di lavoro fatto a chi subentrerà fra qualche anno. Mi piacerebbe essere il primo che porta un trofeo al Milan femminile, ma non va in panchina Maurizio Ganz, vanno in campo le ragazze: sono loro le protagoniste».

Sul suo possibile ritorno al calcio maschile: «Mi godo questo momento, per me il calcio è calcio. Da giocatore non ho mai fatto differenza fra A, B o C. Io quando vedo dei ragazzini in un campetto mi butto a giocare con loro. Il calcio è la passione che ho dentro».

Sulla passione per il calcio spentasi ad alti livelli: «Vero, un po’ si è persa, e con queste ragazze sto riscoprendo la purezza del calcio, la voglia di allenarsi per migliorarsi».

Sui più bei ricordi che conserva da calciatore del Milan: «Lo Scudetto del ‘99 e il derby del ‘97-98. Passare in una settimana dall’Inter al Milan, segnare e fare una grande partita, non era semplice. Sono passato da Inter a Milan perché loro non mi prendevano in considerazione e il Milan aveva bisogno di un attaccante. Ho indossato 13-14 maglie ma in fondo una sola: quella della correttezza, del dare sempre il 100%».

Su cosa direbbe a Mauro Icardi: «Secondo me deve riscoprire se stesso e la sua passione: non poter giocare, non potersi allenare come gli altri non è facile. Mauro è un goleador fantastico. Gli direi di scegliere bene la prossima maglia e spero di rivederlo presto in campo. E’ stato e sarà uno dei migliori centravanti del mondo».

Su Krzysztof Piatek che si deve sbloccare: «Capitano momenti così. A volte ti tirano addosso e fai gol, in altri periodi tiri centomila volte e la palla non entra. Passerà, non ho dubbi su Piatek. Anch’io ho avuto periodi così. Ai miei centrocampisti dicevo: non la becco mai, quindi tiratemi addosso, anche la deviazione vale».

Su come era Ganz da calciatore: «Ero uno spaccaballe positivo, rispettavo il gruppo però non sopportavo le bugie. Nel calcio più sei schietto meglio è».

Sullo scetticismo tra i tifosi del Milan per il mercato: «Io dico loro di stare vicino alla squadra. E’ un momento di cambiamento, ci vuole tempo. Marco Giampaolo ha le idee chiare, abbiamo visto il suo gioco e ci siamo divertiti. Certo al Milan c’è un’altra pressione, ma la via della verità è accettata da tutti. Se non racconti bugie, il pubblico capisce».

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