Black-out emotivo: la genesi di una sconfitta che brucia

Abbiamo tirato fuori l’orgoglio, perché rode il c**o perdere”. Sarebbe stato bello sentire queste parole o un’affermazione quantomeno simile al termine di Torino – Milan da parte dei nostri, ed invece è stata la dichiarazione a caldo di Belotti a fine gara, che testimonia più di quanto sembri.

In quella frase c’è la voglia di non essere mediocri nonostante tutto, di lottare restando sul pezzo. Tutto quello che non abbiamo visto dal minuto 72’ in poi. Il Diavolo si è sciolto inopinatamente dopo poco più di un’ora di gioco discreta. Theo ha spinto sulla sinistra, a volte anche eccedendo nella foga, ma con la determinazione di chi vuole incidere. Bennacer si è preso dei rischi e ha verticalizzato quando possibile, come non vedevamo da tempo. Leao ha confermato le sensazioni positive del derby, pur con qualche limite tecnico e di continuità.

Peraltro, forse è stato proprio il cambio Leao/Bonaventura, a cambiare l’inerzia della sfida. Sarebbe stato più naturale inserire Rebic sulla mancina, abituato alla corsa e con la giusta intensità, piuttosto che il buon Jack che tornava dopo 11 mesi dall’ultima presenza.

Di fatto dopo il pari del Gallo, per i rossoneri si è spenta la luce. Un blackout emotivo prima che fisico, che ha impedito di portare a casa punti in una giornata dove era fondamentale farne.

Preoccupano gli errori nella gestione della gara da parte di Giampaolo. Preoccupa sopratutto l’encefalogramma piatto e la mancata reazione, come contro l’Inter. Non serve a nulla raccontarsi che Suso tutto sommato ha fatto bene, come ha detto il mister davanti alle telecamere nel post. Occorre cambiare registro prima di subito.

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