Il problema del Milan non si chiama Suso

Presupposto: parlare di problemi dopo due giornate di campionato non ha molto senso. Ma a quanto pare a Milano il tempo per gli allenatori non soltanto è poco, praticamente è quasi inesistente. Al 9 settembre, del resto, c’è già chi parla di Giampaolo scelta sbagliata e di scelte sbagliate da Giampaolo. Chi condanna il mercato in toto e chi definisce flop gente che ancora non ha toccato il campo.

Poi ci sono cose che non passano mai, che sia il 31 agosto o il 22 dicembre. Tipo che Suso è il grande problema del Milan. Ecco, questo non cambia mai. Mai. E forse chi lo pensa avrebbe pure ragione, ma se lo dice dopo due giornate, allora passa dalla parte del torto.

CONDANNA

Condannare un giocatore dopo due giornata già di per sé non avrebbe senso. Se le due giornate sono quelle del Milan, ancora meno. E il motivo è molto semplice. Contro l’Udinese non c’è un solo giocatore che si sia salvato. Non è funzionato nulla: centrali, terzini, regia, mezzali, trequarti e attaccanti. Niente di niente. Eppure, aldilà del povero Giampaolo, chi più di tutti è stato investito di responsabilità è lo spagnolo. Tutte sue le colpe dell’incapacità di segnare di Piatek. Tutte sue le colpe dell’incapacità del Milan di fare gioco. “Eh ma il trequartista non lo sa fare”. Può essere, ma non puoi dirlo dopo una sola partita. Appunto perché è la prima partita. Ma soprattutto perché dietro a quella partita c’è un precampionato in cui i fatti hanno dimostrato l’opposto: lui lì sa giocarci. Chi invece nel precampionato non si è mai visto è il nove. Che non ha segnato nelle amichevoli, quando l’otto faceva il fenomeno, e che non ha segnato nemmeno in campionato. “Ma non gli arrivano i palloni”. Non vero, i palloni sono arrivati, specialmente alla seconda. Poi vanno buttati dentro. Cosa che contro il Brescia è stata fatta dal dieci, l’altro a cui nulla si perdona, proprio su assist dell’otto.

TABÙ

L’impressione è che quello dell’otto e il nove sia una sorta di tabù in casa Milan. Non si può parlare contro il nove, solamente contro l’otto. Perché se il nove non fa bene è inevitabilmente e sistematicamente colpa dell’otto. In sostanza si vorrebbe che a Piatek arrivassero palloni solo da buttare dentro. “Poi lui non sbaglia!”. Eh beh, facile, davanti al portiere son bravi tutti. Ma non funziona così. Nella costruzione dell’occasione il 50% del lavoro lo fa chi passa, l’altro 50 chi si muove.

CREA E DETERMINA

Suso è l’uomo di maggiore qualità del Milan. E non parliamo di qualità fine a se stessa, com’è talvolta (sottolineo talvolta, non sempre) quella di Paquetá. L’anno scorso lo spagnolo è stato il secondo assist-man della Serie A. Ma nessuno ne ha parlato. O meglio, nessuno ha parlato degli assist che ha fatto: si è detto soltanto di quelli che non ha fatto. Anche l’involuzione dell’anno scorso di Piatek si attribuì quasi completamente alla sua presunta incapacità di servirlo. Quest’anno si è ripresentato con un assist e una prestazione da migliore in campo contro il Brescia. Ma bastano due settimane senza Serie A per dimenticarsene, pare. “Suso è un problema per Giampaolo, dove farlo giocare?”. A dove farlo giocare ci penserà l’allenatore, che ha le idee piuttosto chiare: quelli di qualità giocano, per forza. E non ha tutti i torti. L’unica certezza, dati alla mano, è che lui sia in grado di creare e determinare. Che al Milan, oggi, è un’eccezione.

Lorenzo Del Papa

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