3 motivi per credere ancora in Krzysztof Piątek

Dalle stalle alle stelle. Viaggio di andata, viaggio di ritorno. Non è un momento semplicissimo per Krzysztof Piątek. Pochi gol, due su rigore, zero su azione, ed una pressione ambientale che lo vede già quale problema e male assoluto di un Milan impantanato nella mediocrità di un avvio di stagione negativo. Ma, forse, tutto ciò che si sta sentendo e leggendo, da tifosi ed addetti ai lavori, è un pelo eccessivo. Così come eccessiva era stata la consacrazione ad idolo delle folle regalata al polacco dopo una sola stagione, pur se da 32 gol.

Il problema? Manca equilibrio. Sia, come detto, nell’incensare un giovane attaccante al primo anno in Italia. Sia nel condannarlo, nel primo mese e mezzo di difficoltà meneghine. Ecco allora 3 motivi per credere ancora in Krzysztof e nella sua fame e voglia di gol.

Le occasioni non mancano. Un pò di fortuna sì

Che Piątek avrebbe esaurito prima o poi il tocco che l’ha contraddistinto lo scorso anno, in fondo, lo sapevamo tutti. Implacabile col Genoa, letale anche nei primi sei mesi in rossonero. Il classico momento in cui ogni pallone toccato si tramuta in urlo della curva. Che, puntualmente, per un attaccante, appare e scompare, senza spiegazione ne salvezza, a meno che l’attaccante in questione non si chiami CR7 o Messi.

Ma il neo numero 9 – che forse a posteriori avrebbe anche potuto evitare di sfidare la cabala, ndr – le occasioni continua ad averle. Senza però sfiorare le labbra della dea fortuna, che di baciare il polacco proprio non ne vuol più sapere. Vedi i quasi gol contro Verona, Brescia – di cui uno negato giustamente dalla GLT – e Torino, con un super Sirigu a dirgli di no.

Con tre gol in più – e quindi 5 centri in 7 partite, al netto di un solo possibile punto in più in classifica – staremmo parlando d’altro?

Scarso feeling con il maestro

Uno dei motivi della flessione va poi, senza dubbio alcuno, individuato nel, diciamo, non idilliaco rapporto con Marco Giampaolo. L’allenatore dell’ultimo capocannoniere della Serie A non ha mai lesinato qualche punzecchiatura di troppo al suo attaccante principe che, di contro, sul campo non ha certamente risposto egregiamente.

Chi ben conosce la materia calcistica sa quanto siano importanti determinati equilibri, mentali e relazionali. In un simile contesto, quindi, è comprensibile che il poco feeling con Giampaolo si sia tramutato in una scarsa intesa anche a livello tattico. Con Pioli in panca, però, scatta l’operazione recupero, che passa necessariamente dalla testa di Piatek.

Patrimonio da non cestinare. Specie ora

E, se i primi due punti di questa “Piatek-defence” erano squisitamente calcistici, il terzo riguarda anche motivazioni extracalcistiche. Il polacco, anni 24, è stato pagato 9 mesi fa 38 milioni di euro, senza contare i bonus.

E se già si legge in giro di deprezzamenti vari – operati da chi? – occorre avere il buonsenso di mantenere calma e gesso. E di sostenere uno dei patrimoni assoluti, insieme a Romagnoli, Paquetà e Donnarumma, di questo Milan. Altrimenti il passivo, già abnorme, rischia di affondare ulteriormente il Diavolo. Ed il suo Pistolero.

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