Fuori anche a Genova, quando arriverà l’ora di Ante Rebic?

Il tempo passa, le formazioni cambiano e i punti non aumentano. Volendo essere concisi, questi tre concetti bastano a descrivere l’inizio di stagione del Milan di Marco Giampaolo. Poi ce ne sarebbe un quarto, tutt’altro che essenziale, ma altrettanto evidente: Ante Rebic non gioca.

Da quando è tornato in Italia, il croato ha giocato più o meno un’ora: quarantacinque minuti a Verona, sette nel derby e dodici a Torino. Sempre subentrando, ovviamente. Contro la Fiorentina per novanta minuti in panchina. E pensare che a rileggere i nomi del mercato estivo rossonero il suo è l’unico in grassetto. Eppure il suo spazio al Milan non lo sta trovando, quantomeno in partita.

Strano, perché a livello tattico ci starebbe benissimo in questo Milan. A destra o sinistra nel tridente, dietro o affianco alla punta, al centro dell’attacco. Starebbe a suo agio un po’ ovunque là davanti. E allora viene naturale chiedersi perché l’acquisto sulla carta più sicuro del mercato rossonero non sia ancora riuscito a ritagliarsi un suo spazio.

La prima risposta è scontata. Giampaolo direbbe che… “ha bisogno di tempo”. Giustissimo, ma a più di un mese dal suo acquisto e visto quello che gli altri stanno combinando in campo, forse la risposta è un’altra. Le soluzioni possono essere due: o Rebic ha davvero grosse difficoltà di apprendimento del pensiero dell’allenatore o l’allenatore, semplicemente, lo reputa inferiore a chi sta giocando. Fatto difficile, visti gli inizi di Piatek e Suso.

Domani, in ogni caso, il croato partirà ancora fuori. Perché Giampaolo ha confermato Piatek, Leao non si può togliere per ovvie ragioni e Suso a destra pare essere imprescindibile. E pensare che dopo la sconfitta dalla Fiorentina, lo stesso Giampaolo aveva detto che se non funziona la qualità, allora dovrò aggiungere quantità“.

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