Il Milan ha i 4 difensori nel DNA, ma il 3-5-2 fa al caso di Pioli: i motivi per rivoluzionare il modulo

Ci ha provato Allegri, ci ha provato Montella e addirittura Gattuso, mai nessuno con buoni risultati. La spiegazione dei più è sempre stata che il Milan ha nel DNA la difesa a 4 e che per questo motivo, nonostante i tentativi, questo benedetto 3-5-2 non s’ha da fare. E dello stesso avviso pare essere anche il nuovo mister rossonero Stefano Pioli, il quale con il Lecce dovrebbe riproporre lo schema scolpito nella pietra dal tecnico calabrese e poi ripreso anche dal “Maestro” di Giulianova dopo il fallimento del trequartista.

E come idea ci può anche stare, se consideriamo inoltre che pochissime squadre in Europa adottano questo 3-5-2; forse tra le cosiddette big – reali o di blasone – solo l’Inter di Antonio Conte. Dal 4-3-3 offensivissimo del Liverpool – ma anche di Barca, Real, Tottenham e Bayern – all’inedito 4-3-1-2 brevettato a sorpresa dal bianconero Sarri, passando per il tradizionalista 4-4-2 ancelottiano, i 3 tre dietro non li usa proprio nessuno. Ma, Giampaolo insegna, più che i giocatori al sistema di gioco è il sistema di gioco che si deve adattare ai giocatori e dunque se analizziamo bene la rosa del Milan ci rendiamo conto che la rivoluzione tattica può rivelarsi tutto fuorché una follia.

LA SPINTA DI HERNANDEZ, LA RINASCITA DI CONTI – Sono mesi che i tifosi rossoneri si aspettano di vedere quell’Andrea Conti che con l’Atalanta galoppava sulla destra e faceva gol (8 per un esterno non sono mica pochi). Se da un lato dobbiamo considerare il doppio infortunio al crociato che indubbiamente ne ha condizionato il rientro e le prestazioni, dall’altro non si può trascurare il fatto che nel Milan non interpreta lo stesso ruolo, dovendo di fatto svolgere un lavoro di copertura più dispendioso. Così come Theo Hernandez – croce e delizia di queste ultime uscite – che dalla metà campo in su spinge che è una meraviglia, ma dietro si rende protagonista di amnesie non da poco. Il 3-5-2 garantirebbe ai due ragazzotti, che – c’è poco da fare – sono due “quinti di centrocampo”, di sfruttare al meglio tutte le loro caratteristiche propensive e accompagnare con più spensieratezza, ma anche concretezza, la fase offensiva, senza doversi preoccupare di dare una mano a Romagnoli e combriccola. Ah, appunto, la difesa: c’è chi dice che il vero stop al modulo a 3 difensori sia costituito dallo scarso numero di centrali in rosa. Ma contiamo: il capitano, Musacchio, Duarte, Caldara, Gabbia e Rodriguez, che quel ruolo lo può fare e forse meglio di quanto faccia il terzino. Si tratta di 6 giocatori, 3 titolari e 1 riserva per ognuno. Problema risolto insomma.

LEAO E PIATEK IN TANDEM, CON SUSO OUT – La mediana sarebbe la stessa del 4-3-3 o del 4-3-1-2 testato – per poco – da Giampaolo: un playmaker e due mezz’ali, realisticamente una di rottura come Kessie e una di qualità e incursione. Ma la sicurezza e l’equilibrio garantiti dai 3 difensori, potrebbe consentire a Pioli di azzardare all’evenienza tre giocatori in mezzo dai piedi buoni senza l’incontrista. E poi il sogno di tutti i milanisti: Piatek e Leao, insieme. Il polacco tornerebbe in questo modo a presidiare senza intrusioni l’area di rigore, con il ventenne ex Lille libero di svariare su tutta la trequarti offensiva, partendo magari da sinistra per poi accentrarsi, come ha fatto con l’Inter nonostante non si giocasse con il tridente. E a proposito di tridente, con le due punte si ovvierebbe al “problema-Suso”, il più deludente e contestato di questo inizio stagione rossonero. Anche qui i ricambi abbondano: oltre allo scalpitante Rebic, ci sono sempre Borini e Castillejo che possono in emergenza fare da spalla al puntero di turno.

Insomma, tutte le strade portano al 3-5-2: ora sta a Pioli assumersi il rischio di una storica rivoluzione in casa Milan.

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