Si riparte (ancora), verso la Champions (da ora)

Pioli si è presentato al mondo Milan, Maldini e Boban hanno archiviato un passato non di certo positivo e prolifico. Si riparte dunque un’altra volta, dopo aver resettato tutto alla fine della passata stagione, quando il Milan aveva scelto di cambiare filosofia, allenatore e strada da percorrere. Il Milan ha ammesso l’errore ma vuole ripartire, prima che sia troppo tardi. Sono 31 le giornate che mancano al gong finale del campionato: i rossoneri ci credono, come l’allenatore che spera ancora nella Champions e nella possibilità di raddrizzare una stagione che sembrava ormai compromessa. La parola ‘Champions’ ha dunque registrato il suo ritorno nelle conferenze rossonero, condite troppo spesso da giustificazioni, prove per cambiare la rotta o ridimensionare sconfitte pesanti sul campo, macigni per il morale e lo spirito del Milan. Si riparte (ancora), verso la Champions League (solo da ora).

Pioli ha parlato di passato, presente e anche di futuro. Un passato da tifoso interista, archiviato e superato. Un presente da allenatore del Milan, un bel traguardo per lui, un esame per la sua carriera, un salto professionale. Il futuro dice sempre Milan, verso il Lecce: primo step stagionale, a San Siro. Questo il futuro a breve termine, quello a lungo termine dice Champions League, obiettivo (anche ieri) dichiarato. Un Milan alla Pioli che si allontana e distacca quello di Giampaolo, troppo filosofo con un progetto lungo e tortuoso, non adeguato al momento storico del Milan. A Milano c’è poco tempo, sono infatti bastate sette giornate poco convincenti per dire addio al capostipite di un progetto su cui Maldini e Boban avevano puntato molto sin dal principio. Un passo indietro necessario per la società, il Milan e tutti i giovani giocatori. Il club rossonero, infatti, vanta una rosa di giovani inesperti, in attesa dell’esplosione professionale. Niente di certo, di già scritto, vietato parlare di garanzie o certezze. Al Milan serve rientrare in corsa con i risultati, con il nuovo slogan in casa Milan, firmato Stefano Pioli. “Vincere“, ha detto il tecnico rossonero.

Sensazioni diverse, più positive e meno filosofiche. La presentazione di Pioli – quantomeno sotto l’aspetto mediatico – differisce molto da quella di Giampaolo, di soli tre mesi fa. L’aria di novità ha condito le parole, una speranza per il mondo Milan, non soddisfatto della scelta di Pioli e di questo cambiamento repentino sulla panchina. Cambia solo la guida: i giocatori, le qualità e le possibilità resteranno le stesse, senza subire grandi cambiamenti. Variazioni nella mentalità, negli atteggiamenti e nella grinta sul rettangolo verde. Perché manca esperienza e solidità, ma in un team giovane e di prospettiva non può venir meno la grinta e la determinazione. Una mancanza d’identità che si è rivelata fatale per Giampaolo che è stato dunque esonerato ufficialmente nella giornata di martedì, attraverso una telefonata che ha chiuso i rapporti tra il tecnico e il Milan. Per Pioli non conta la quantità o la qualità – evocata dal predecessore – conta solo vincere. Ora più che mai.

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