I telefonini, la vergogna e gli alibi che stanno (devono stare) a zero

Non aveva tutti i torti Rino Gattuso quando mesi fa, alla guida del Milan, aveva pubblicamente denunciato l’eccessivo “smanettamento” dei giocatori su smartphone e tablet. Tutti avevano creduto alle parole dell’ex tecnico rossonero. Per chi ne cercasse proprio la prova del nove, ecco le impietose immagini trasmesse su Sky nel pre-partita di Milan-Napoli che hanno “pizzicato” Kessie, Biglia e Rebic con gli occhi impallati sui telefonini a pochi minuti dal fischio d’inizio del match.

Non è questione di inesperienza, visto che in quel gruppetto c’era pure un “senatore” come Biglia. E’ questione di educazione, certo, ma anche di disciplina. L’immagine, che ha fatto il giro di ogni testata giornalistica, fa gridare allo scandalo. E lo farebbe comunque anche se il Milan si trovasse in qualche posizione più nobile della classifica della Seria A. La stagione negativa si condisce ulteriormente di questo preoccupante dato che riguarda, in primis, la dirigenza, quindi l’allenatore e il suo staff tecnico, forse solo da ultimo i giocatori che sembrano aver perso i valori fondanti di cosa significhi essere “veri professionisti”. Non è giusto generalizzare, ma sarebbe altrettanto sbagliato banalizzare.

C’è poi da rabbrividire se pensiamo che quelle telecamere entrano negli spogliatoi con il permesso della Lega Serie A. Stupisce così che tre giocatori non abbiano avuto nemmeno la prontezza di “fare buon viso a cattivo gioco” e accantonare per un attimo Instagram, Whatsapp o chissà cos’altro per mostrare una faccia diversa. Sono immagini che feriscono chi paga biglietti e abbonamenti per seguire le partite a San Siro, come chi a casa attinge risorse dal bilancio familiare per onorare il canone delle tv a pagamento. Una vergogna, senza troppi giri di parole, alla quale la società è chiamata a rispondere. E non parlateci di inesperienza. Un alibi che ha i giorni contati.

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