Ai margini, in silenzio. Niente rinnovo e addio: al Milan non si è mai visto il vero Biglia

Titoli di coda amari, altrimenti definiti inaspettati. Il Milan non rinnoverà il contratto a Lucas Biglia, in scadenza al termine del mese di giugno. Chiusa la terza stagione in rossonero, il mediano argentino lascerà quindi Milano, con il club che dovrà intervenire sul mercato per rimpiazzarlo. Trentatré anni, al tramonto – più che probabile – della sua carriera, il club rossonero ha scelto di abbandonare la pista Biglia, una volta per tutte. Tirando le somme di un bilancio (ancora parziale) è possibile ammettere di non aver mai visto il vero Biglia con la casacca rossonera. Stiamo parlando del Biglia capitano dell’Argentina, el Principito metronomo della Lazio, intelligente tatticamente, con personalità e una rapidità di pensiero da maestro: caratteristiche che al Milan si sono viste solo a tratti, a ritmi alterni, tra i vari infortuni. Sei stop dal 2017: fisicamente in calo, Biglia non è riuscito a lasciare il segno, in una fase critica della sua carriera, giunto al momento in cui dimostrare con costanza è l’unica destinazione accessibile. Quattro tecnici al Milan non sono bastati per tornare con convinzione al centro del gioco, il vero protagonista, un segno indelebile. Segno che ha lasciato forse più fuori che dentro al campo, con un’auto proclamazione di leader silenzioso dello spogliatoio: su tutti, emblematico l’episodio con Kessie in occasione del derby contro l’Inter. “Sono più grande e avrei dovuto dirgli il mio pensiero nello spogliatoio“: un leader che ha il suo spazio nell’angolino, probabilmente di diritto per età ed esperienze, ma pur sempre una colonna portante – ma anche poco solida – dello spogliatoio. Con Pioli, suo ex allenatore ai tempi della Lazio, qualcosa si è veramente e definitivamente rotto con i colori rossoneri.

Bennacer, neo acquisto rossonero, ha calato il sipario sull’esperienza in rossonero del collega di reparto Biglia, portando al Milan caratteristiche che in quel ruolo non si vedevano da tempo. Giocatore ordinato, in difficoltà durante l’ambientamento iniziale al Milan, ora perno centrale del gioco e delle dinamiche offensive e gestionali della squadra. Le valigie per Biglia sono ormai pronte, il futuro lontano da Milanello: per l’argentino non sembra esserci più spazio in un Milan che non ha mai davvero ammirato le qualità che avevano spinto Mirabelli e Fassone a prelevarlo dalla Lazio, allora diretta concorrente dei rossoneri. Biglia è ideologicamente sul mercato da diverso tempo, ma i 3.5 milioni di euro percepiti dal giocatore hanno certamente posto il bastone tra le ruote alle ambizioni del club. Con il contratto in scadenza, la dirigenza non ha dubbi: sarà addio.

L’alleggerimento del bilancio vale da motivo in più per separare due strade che non si sono mai veramente incrociate. Biglia, infatti, non ha mai riscontrato il benestare da parte della tifoseria che ha recriminato lentezza e poco spirito da guerriero, caratteristiche ritrovate nell’idolo indiscusso Bakayoko prima e Bennacer poi. In un ruolo non suo per caratteristiche, nella stagione con Gattuso alla guida tecnica, anche il francese è riuscito a condannare Biglia tra gli esclusi dai titolari. Una fine che conduce ad una panoramica generale sulla carriera che al Milan non ha trovato un’apice ma solo una discesa libera.

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