La maledizione della 9 sì, ma anche la 7… da Sheva a Pato, fino a Castillejo

Oggi ricorrono i 15 anni dal pallone d’oro dato ad Andriy Shevchenko. Correva il 13 dicembre 2004, il Milan era una delle squadre più forti del mondo, fresca campione d’Europa contro i rivali della Juventus, con una rosa composta da assoluti fuoriclasse. Insomma, tutto rose e fiori. E poi arriviamo ad oggi, 13 dicembre 2019. La maglia numero 7 la indossa Samu Castillejo, la squadra si trova al decimo posto, fuori dalle competizioni europee e in crisi da ormai troppo tempo. Una situazione leggermente diversa. Dal ritiro di Pippo Inzaghi dal calcio giocato si parla della ”maledizione del numero 9”. Tutti gli attaccanti (da Pato a Torres, passando per Lapadula e ora Piatek) hanno sempre fatto male, disonorando una maglia storica. Ma siamo sicuri che sia l’unica maglia “maledetta”? La numero 7 – dal post-Sheva – ha visto giocatori del calibro di Ricardo Oliveira, Menez, Luiz Adriano e Castillejo indossarla. Inutile dire che il loro rendimento non ha di certo reso onore a quello fatto da colui che li ha preceduti con quel numero di maglia.

L’USIGNOLO DI KIEV – Ammettiamolo. A vedere i vari post commemorativi dei 15 anni dal pallone d’oro di Sheva, un velo di malinconia è arrivato a tutti. Sembra ieri che l’ucraino illuminava San Siro, segnando 127 gol in 208 presenze, facendo innamorare giovani e adulti. Fino a quel maledetto 31 maggio 2006, quando il Chelsea ufficializzava il suo acquisto, mettendo fine a tutto. E non contiamo l’infelice ritorno due anni dopo. L’attuale commissario tecnico dell’Ucraina è stato uno degli attaccanti più forti della storia del Milan, dotato di grande forza fisica, velocità, scatti continui, gol di testa, da fuori area, di destro, di sinistro. L’identikit dell’attaccante completo. Sicuramente la sua avventura in rossonero è stata (anche) resa più semplice dai suoi compagni di squadra. Maldini, Kakà, Seedorf, Pirlo, giusto per citarne alcuni. Tutti sotto la guida di Carlo Ancelotti, ultimo allenatore a vincere la Champions League sotto la guida dei rossoneri.

LA MALEDIZIONE DELLA 7 – Sicuramente questa maglia ha da sempre avuto un peso ingombrante. E, forse, dall’addio di Sheva anche un po’ di più. Ma c’è da dire che i suoi successori non si siano sforzati più di tanto per renderle giustizia, tanto che si può tranquillamente parlare della “maledizione della maglia numero 7”. Si è partiti con Ricardo Oliveira, di cui non si hanno ricordi molto positivi. Poi è arrivato Alexandre Pato. Il papero aveva iniziato tanto bene (tanto da esser stato etichettato come futuro pallone d’oro), salvo poi perdersi in infortuni vari, che ne hanno reso gli anni successivi un inferno. Dopo lui, è stato il turno di Robinho prima e Menez poi. Il brasiliano è stato uno dei protagonisti dell’ultimo scudetto rossonero, ma le ultime due stagioni (con la 7) sono state decisamente inferiori alle prime. Stessa cosa per Menez, mai veramente decisivo. Deulofeu è stato uno dei pochi a dare un barlume di speranza ai tifosi. Ma è durata solo 6 mesi, a causa del mancato riscatto. Prima di arrivare a Castillejo, bisogna menzionare forse il punto più basso del recente passato della 7: Luiz Adriano e Kalinic. Due attaccanti che non hanno dato nulla alla squadra. E infine, Castillejo appunto. Giocatore assai altalentante, che in questi due anni ha convinto a tratti, ma di certo non reggendo il peso della maglia indossata.

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