Da erede di Kakà a “nuovo Messi”, intanto anche Pioli lo boccia: il caso Paquetá

Eterna promessa, che dopo un anno in Italia comincia ad avere il sapore di una scommessa persa. Si tratta di Lucas Paquetá, centrocampista (almeno, si dice) del Milan che proprio ieri è finito al centro della cronaca sportiva per le dichiarazioni dell’ex rossonero Serginho che lo ha definito il “nuovo Messi”, nonostante le riconosciute difficoltà nell’ambientarsi nel calcio nostrano.

“Nuovo Messi”, non un paragone da poco, se consideriamo che il numero 10 blaugrana ha appena vinto il sesto Pallone d’Oro ed è considerato da molti il miglior giocatore di sempre, sopra addirittura ad un mostro sacro come Maradona. Non è la prima volta che per descrivere Paquetá si spendono nomi pesanti: appena “bloccato” al Flamengo dall’ex DT Leonardo, l’allora ventunenne era stato era stato accostato a Kakà per movenze e qualità tecniche. Le aspettative però – qualora dovessimo tirare oggi la riga – non sembrano essere state rispettate.

Sbarcato a Malpensa poco più di un anno fa, il centrocampista verdeoro ha da subito fatto ben sperare, impressionando colleghi e tifosi per skills e giocate carioca; poi l’infortunio alla caviglia e una parabola discendente, culminata con l’espulsione con il Bologna e una squalifica – a conti fatti esagerata – che gli è costata anzitempo la conclusione della stagione. Dubbi, mugugni, ma le attenuanti in estate aleggiavano e in qualche modo ci potevano stare: «È giovane, deve ancora capire i ritmi del calcio italiano. Poi Gattuso gli fa fare il terzino più che la mezz’ala…». Tutto vero. Con l’arrivo di Giampaolo sulla panchina del Milan, uno che predilige i piedi buoni ai muscoli, la strada di Paquetá (out anche Bonaventura) sembrava spianata. E invece no: anche con il “Maestro di Giulianova” sostituzioni, panchine e tirate di orecchie, come quel «Deve fare meno il brasiliano» che incrinò definitivamente il rapporto tra i due.

Poi l’esonero di Giampaolo e l’approdo di Pioli. Con il nuovo mister e il ritorno al 4-3-3 altre chance per il brasiliano, che in effetti comincia come titolare, viene spostato anche nei tre d’attacco con il Napoli; per poi finire nel dimenticatoio con il recupero di Bonaventura. A questo punto, chi è Paquetá? Ma soprattutto, qual è il suo ruolo? Quello che preoccupa a distanza di un anno – e di fronte ad un investimento di circa 40 milioni di euro – è che che l’ex Flamengo continua a rimanere un’incognita, sotto molti punti di vista: oltre all’indecifrabile posizione da attribuirgli in campo e ai numeri impietosi (1 gol e 2 assist in 26 presenze), “l’erede di Kakà” fatica a lasciare il segno, eccedendo spesso e volentieri in leziosismi superflui e manifestando scarsa maturità nei momenti cruciali delle partite.

Tutto ciò sta inevitabilmente condizionando le scelte di Pioli, che – appunto – con un Jack rinato e un Calhanoglu – anche se non impeccabile – sicuramente più affidabile e sostanzioso, a Paquetá non sta dando più spazio. Il mercato invernale si avvicina e le occasioni per incantare mister e tifosi stanno ormai per terminare: servirebbero tempo e pazienza, che il Milan in questo momento non può garantire. Ecco perché – considerando i problemi delle casse rossonere e l’immediata necessità di esperienza in rosa – una cessione a cifre congrue non sarebbe poi da considerare una soluzione avventata, quanto sbagliata.

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