A San Siro 35 minuti di un buon Ibra. Che ne sarà di Piatek e Leao?

ESORDIO POSITIVO – Il 2020 in via Aldo Rossi è iniziato allo stesso modo di come era finito il 2019: rammarico. Altri punti persi, ennesima prova sottotono dei singoli e del collettivo. Altra prova che quei successi di Parma e Bologna sono stati una piccola illusione di una squadra che non è mai veramente riuscita a voltare pagina. L’Ibra-effect è solamente una cornice di un qualcosa che difficilmente si vedrà cambiare, di questo passo. Si, perché se al Tardini, al Dall’Ara ed a San Siro contro il Sassuolo si poteva vedere almeno un bel gioco, dopo la disfatta di Bergamo non c’è più nemmeno quello. L’unica fiammella di entusiasmo arriva al tramonto del primo tempo. Zlatan si alza dalla panchina. Un momento che è sufficiente per scatenare il boato di San Siro che a lungo attendeva l’esordio dello svedese. Minuto 55: fuori Piatek e dentro Ibra dopo 2794 giorni. Eppure in poco più di mezzora il gigante di Malmö ha saputo costruire più dei suoi compagni. Certo, la sua prestazione è la fotografia di un giocatore che non gioca da Ottobre, ma anche da “fermo” Ibra è riuscito a servire palloni interessanti (vedi cross per Krunic) e a guadagnarsi due potenziali colpi di testa che potevano valere l’1-0. Lo stesso Ibra a fine gara ha affermato come ci sia stato rammarico, anche per non essere riuscito a segnare all’esordio, ma ci sarà tempo. Ha sottolineato che manca fiducia negli ultimi metri ed è l’affermazione-chiave della partita. Un Milan non brillante sul piano del gioco, negli ultimi metri spreca con cross prevedibili o conclusioni fuori dallo specchio della porta. La squadra non è ancora abituata alla figura del numero 21 in campo ma, a prescindere di questo, la qualità di gioco è stata molto al di sotto delle aspettative. Serve lavoro.

PIATEK E LEAO… Che ne sarà di Piatek e Leao? È una tra le domande più frequenti e curiose dell’ultimo periodo. Sentire che un 38enne, seppure di tutto rispetto, è più efficace di due giovani under 25 è quasi umiliante. Analizzando la partita contro la Samp, si è (ri)visto il Piatek degli ultimi mesi. Pochi guizzi nell’area avversaria, a tratti isolato e quasi mai pericoloso e nel vivo del gioco. Senza dubbio in prestazioni collettive come quella di Bergamo o di ieri pomeriggio è difficile risaltare in tanta difficoltà, ma da uno che lo scorso anno ha siglato ben 30 reti stagionali probabilmente ci si aspetta sempre quel qualcosa in più. Un qualcosa che questa stagione è sempre mancato. Se Ibra dovesse esplodere, Piatek sarà ai titoli di coda e di fatti non è un caso che la società valuti l’ipotesi cessione. Anche per lui il Dall’Ara è stata una breve illusione, la verità è che da quel tunnel maledetto che si protrae da Agosto sembra non esserci via d’uscita. Discorso differente per Rafael Leao. La prestazione di ieri, al contrario di quella di due settimane fa, è stata perlopiù positiva. Dalla sua entrata in campo si è avvertita più pericolosità e dinamicità nelle azioni di squadra, nonostante il gol non sia mai arrivato. Rispetto a Piatek è più rapido e propositivo, forse colpevole in qualche occasione di essersi messo in proprio senza servire i compagni. Lo si può notare anche in un gesto di stizza di Ibra, in cui in un’azione si aspettava il pallone al centro dell’area. Dopotutto, i rossoneri non vanno a segno da quasi un mese e l’azione individuale non è sicuramente la soluzione migliore. Ad ogni modo, una volta aver migliorato l’intesa con i compagni, la coppia Ibra-Leao potrebbe rivelarsi davvero efficace. Contro il Cagliari Stefano Pioli potrebbe anche decidere di riproporla dal primo minuto.

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