Dentro Ibra, fuori Piatek: contenti?

Se arriva Ibra deve partire Piatek”, scrivevo due mesi fa. Non perché siamo chiaroveggenti ma perché era evidente dal punto di vista tattico, ambientale ed economico che un’operazione contemplasse anche l’altra. Piatek, lo dice lui stesso, deve essere servito con palle lunghe, giocate veloci e in profondità. E’ un attaccante che gioca bene in contropiede, negli spazi dove può liberare la sua corsa devastante in progressione. Giocare in modo diverso lo mette in difficoltà e gli toglie fiducia. Stare in area ad aspettare i cross non è il suo gioco. E in questi ultimi mesi lo si è notato. Quello è invece il gioco di Ibra, soprattutto nella seconda parte della sua carriera.

Contro la Sampdoria abbiamo già capito che cosa permette di fare lo svedese, una presenza ingombrante nell’area avversaria dove si provano a buttare dentro palloni per vedere se succede qualcosa. E spesso con lui qualcosa succede. Con i portatori di palla “lento pede” alla Suso e alla Calhanoglu, il gioco del Milan è proprio quello. Che si sposa alla perfezione con la presenza di Ibra. Il tassello finale del fronte offensivo, in prospettiva non può che essere Leao. A differenza di Piatek e a dispetto delle lunghe leve, il portoghese predilige giocare sullo stretto e si defila volentieri sull’esterno. Non disdegna il cross e con i suoi dribbling insistiti rimedia qualche calcio di punizione. Come qualità tecnica è superiore a Piatek. Certo gli manca un po’ di maturità e di altruismo. Deve imparare a giocare con gli altri e per gli altri, ma per migliorare sotto questo aspetto c’è Ibra. E non passarla a uno come lui diventa difficile.

Per questo motivo, lo dicevamo prima dell’arrivo dello svedese, è Leao il suo partner designato. Non a caso Ibra lo ha preso sotto la propria ala protettiva. Non a caso contro la Samp i due sono entrati in campo contemporaneamente, come richiesto dallo stesso Ibra a Pioli. “Ho spiegato all’allenatore quello che mi serve”, ha detto lo svedese nel giorno del suo ritorno a Milanello. E prontamente Pioli lo ha accontentato. Fa bene, non può fare altrimenti. Perché a questo punto la sua stagione e la stagione del Milan dipendono strettamente dal rendimento dello svedese.

Infine non possiamo fare a meno di sottolineare che nella valorizzazione di Leao da parte di Ibra a discapito di Piatek possa pesare anche un aspetto di “equilibri interni”. Infatti Leao è stato acquistato questa estate da Boban, cioè da colui che ha insistito tanto per il ritorno dello svedese. Invece Piatek era stato un investimento oneroso di Leonardo.

E’ normale interesse di Boban tendere a valorizzare più un “suo” prodotto rispetto a uno della precedente dirigenza. Motivo per cui Piatek verrà venduto e passerà alla storia come un’ “operazione sbagliata”. Stesso motivo per cui entro fine gennaio probabilmente Paquetà andrà a Parigi dal suo mentore Leonardo. E in questo modo verrà di fatto sconfessata totalmente la campagna di riparazione di un anno fa. Purtroppo sono cose che capitano quando si cambiano i dirigenti ogni anno. E poi ci si accorge che in 3 anni sono stati buttati dalla finestra 500 milioni. Per fortuna erano quelli di Yonghong Li…

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