Han Li, il più bel tacer non fu mai scritto

C’era chi voleva andare a “Chi l’ha visto?” per cercare David Han Li. Del braccio destro dell’ex presidente del Milan, Yonghong Li, si erano perse le tracce dal luglio 2018, quando il club rossonero passò per insolvenza al fondo Elliott. Ora, dopo un anno e mezzo, si è rifatto vivo attraverso un’intervista a Forbes: “Comprare il Milan è stato qualcosa di incredibile. Il giorno dopo esserne diventati i proprietari, ci siamo resi conto di quanto fosse un onere per noi. Il club richiedeva 10 milioni al mese per andare avanti, più di quello che ci si saremmo aspettati”. Fin qui nulla di nuovo sotto il sole, visto che la gestione cinese del Milan è andata in archivio come la più disastrosa della storia.

Il tema è che l’attacco di Han Li è tutto contro i media italiani ed Elliott, alludendo che andassero a braccetto: “La mattina esatta in cui abbiamo iniziato il processo di rifinanziamento del debito a Londra, i media italiani hanno ripreso ad attaccare. Chi aveva tutte queste informazioni importanti? Se non ricordo male, a febbraio 2018, chiesi a una delle persone di Elliott se loro fossero stati diretti responsabili della messa in atto di quegli attacchi mediatici e se avessero voluto prendersi il club. Ovviamente l’ha negato. Avevamo sentito parlare della reputazione del fondo, ma non ero sicuro che le storie fossero vere… fino alla fine!”. Forse l’ex manager cinese dovrebbe precisare meglio quale parte della stampa italiana fosse così apertamente contro la loro gestione, visto che l’approdo in Europa League venne salutato come un’impresa quasi unanimemente. Senza contare gli striscioni “inginocchiati” a favore di Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli.

Non manca un passaggio su Silvio Berlusconi: “L’avevamo invitato a diventare presidente onorario: all’inizio ha accettato, ma poi, pochi giorni prima della chiusura, ha detto di non poter accettare la nostra offerta. Ci sono molte ragioni per cui gliel’avevamo offerto. La sua bellissima storia non poteva essere dimenticata. Poi c’erano la sua influenza, la sua immagine e le sue relazioni: eravamo nuovi nel Paese e speravamo di avere qualcuno che potesse aiutarci. Avremmo potuto scegliere tutti dirigenti cinesi, ma non lo abbiamo fatto per rispetto dei tifosi: non volevamo che pensassero di avergli rubato il club. Questo, però, è stato usato contro di noi da alcune persone, a causa della nostra gentilezza e onestà”. Allude a Paolo Scaroni, amico di Berlusconi ora presidente del Milan e già consigliere d’amministrazione del club durante la gestione cinese? Spesso si conferma la regola: il più bel tacer non fu mai scritto.

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