“Happy new Zlatan”, ma non troppo. Attento Milan, arriva la Sampdoria

Il messaggio del Milan “Happy new Zlatan” illustra alla perfezione la situazione: tutto il palco del mondo rossonero è occupato dal nuovo acquisto. Ibra ha riacceso le luci sulla piazza, ha portato entusiasmo, ancora prima di sbarcare a Milano. Il Milan si è colorato di Ibra: l’obiettivo della dirigenza e del club si sta infatti realizzando: il tifoso è entusiasta, sta tornando l’ottimismo necessario anche a Milanello, un’armonia che si respira già da questi primi giorni di allenamento dopo le feste, per dimenticare – o meglio cancellare – il prima possibile la disfatta di Bergamo. Ibra era l’obiettivo numero uno, l’esperienza che mancava, una leadership salda e costante, un carattere che raddrizza tutti i tipi di situazione, un pilastro per un Milan di giovani. Si è dunque chiuso un anno di incertezze per il Milan, con diversi passaggi, alti e bassi con lo squillo finale. Il ritorno di Ibra ha infatti riacceso la luce del Milan, che solo due settimane fa registrava uno dei peggiori risultati della sua storia. Ora qualcosa sembra cambiato: si apre l’anno nuovo con qualche consapevolezza in più, un macigno per Ibrahimovic e una svolta – la sua – ricca di responsabilità: la stagione è ancora lunga e le sorti ancora da scrivere. Nessuna presentazione come il ricco e glorioso passato: “sono venuto qui per vincere”  è una frase che ora al Milan stona, ad Ibra il compito di riportare il club dove merita. Anche a 38 anni, in un club in cui la costruzione è partita dalle fondamenta. Mattone, dopo mattone. Qualcosa è inevitabilmente crollato, senza però cancellare l’obiettivo.


Fin qui, tutto bello. O quasi. Un problema – quello del Milan – e la soluzione in una scelta. Ibra la grande chance, la possibilità di riportare fuoriclasse che spostano davvero gli equilibri. Lunedì si torna in campo: qui nessuna storia nuova da raccontare. Sarà il vecchio Milan, quello senza Ibra. Lo stesso della disfatta di Bergamo, per intenderci. Una squadra che scenderà in campo sotto gli occhi del nuovo attaccante, l’innesto che entra già da leader affermato, con nulla da imparare e tutto da insegnare ai compagni. Il Milan non è una squadra da festa, almeno per il momento. L’esperienza insegna: la festa per i 120 anni del club ha portato solo un pareggio, il rischio di ripetere una celebrazione amara è quindi più che concreto. Domani, spazio a Ibra. Come il mondo rossonero merita, una due-giorni in primo piano, come raramente accade al Milan di questi tempi. Una celebrazione che dovrà terminare con la ripresa degli allenamenti, testa solo alla gara contro la Sampdoria. Vietato staccare la spina.

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