Ibra è finalmente tornato a casa. Sei mesi per invertire una tendenza di quasi un decennio

DA IBRA A IBRA – È finalmente iniziato il 2020 targato Zlatan Ibrahimovic. Dopo quasi 10 anni, lo svedese torna a vestire rossonero. Ad accoglierlo un folla in delirio, che da tanto sperava nel colpo che potesse restituire loro un po’ di entusiasmo dopo la brutta prima parte di stagione. L’atterraggio, l’abbraccio con Boban ed una miriade di tifosi che lo acclama: Ibra è a casa. Un ritorno importante, d’altronde è bastato poco per accendere ancora quella fiamma di entusiasmo che a poco a poco si stava affievolendo: “Tornerò a far saltare San Siro”. E si spera che sia proprio così. Un flashback di quasi un decennio, da quell’estate 2010 che vide Adriano Galliani gettarsi in picchiata per portarlo a Milanello, in cui dopo tanti anni ne è ancora il capocannoniere del decennio. Difficile pensare che quest’anno si concluda come quella stagione, ma con uno Zlatan in più in squadra molte cose possono cambiare. Una volta raggiunta la forma fisica migliore, i suoi gol potrebbero avere un sapore europeo. L’obbiettivo stagionale rimane un miraggio, l’Europa League probabilmente è più a portata di mano. Bisognerà partire col piede giusto già Domenica pomeriggio con la Samp, come ha ribadito Maldini il margine d’errore adesso è molto stretto. È necessario vincere e rimettere in piedi la classifica.

INVERTIRE LA TENDENZA“Iz back” è ormai sulla bocca di tutti i tifosi. Ma al di là del ritorno fisico, quello che si augura tutto il popolo rossonero è che sia finito il tempo del “mal di attaccanti”. Prendendo come esempio le ultime due annate, il club di via Aldo Rossi ha acquistato un centravanti ogni 6 mesi, da Higuan a Piatek passando per Leao ed infine Ibra. Per quanto riguarda i primi tre, dopo un avvio tutto sommato incoraggiante, il rendimento è andato man mano calando, nel caso di Higuain arrivando anche alla cessione. Colpa della squadra? Forse sì, ma non del tutto. Se osserviamo e paragoniamo i centravanti del Milan con quelli delle altre big in Italia, possiamo notare come la differenza sta anche nel saper chi acquistare. Lukaku, alla prima esperienza in Italia dopo parecchi anni nella Premier, si è già adattato a squadra e stile di gioco e lo dimostra la doppia cifra raggiunta in serie A. Discorso analogo per Ronaldo, ma anche profili più economici come Muriel o Correa, che confermano i loro rendimenti anche (nel caso di Muriel) in un altro club con tutt’altri meccanismi tattici. La differenza sta proprio nel saper individuare i giocatori adatti e non comprare tanto per comprare. Con Ibrahimovic si spera che questo infinito tunnel di “attaccanti sprecati” sia giunto al termine, augurandosi una gran seconda parte di stagione.

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