Tanti partenti, poche entrate cash e quasi nessun nome da acquistare per ripartire. Cosa c’è dietro?

Formalizzate ormai le uscite di Caldara all’Atalanta e Borini al Verona, ci affacciamo ad altre settimane che assomigliano ad uno smantellamento più che ad un nuovo progetto. E’ vero che questa stagione, ad ogni fischio finale, quasi tutti i tifosi rossoneri hanno pensato e pensano che solo facendo tabula rasa si può imbastire una nuova era. Tuttavia, ora che sta prendendo forma già in gennaio un’autentica rivoluzione, sono molte più le incognite che i punti fermi.

Oltre alle partenze certificate, paiono avanzate altre trattative. La cessione di Reina sembra più vicina, anche se da limare ci sono tematiche economiche e tecniche, perchè mancherebbe un secondo portiere. Poi c’è la situazione di Rodriguez col Fenerbache, con lo svizzero più vicino ai turchi, coi quali però manca l’accordo economico e di formula, per quello che concerne il suo cartellino.

Ipotetiche invece o poco più sono le uscite di Piatek verso l’Inghilterra, Tottneham o Aston Villa e Paquetà conteso da PSG e più alla lontana dal Flamengo. A loro due va aggiunto Kessie, che da titolare iper inamovibile si sta trasformando sempre più in pedina di scambio.

La sensazione è che i punti fermi siano solo Donnarumma, Theo Hernandez, Rmagnoli, Bennacer e Ibra. Ma cosa c’è dietro a tutto questo fermento? Perchè smobilitare così tanto in gennaio, con una classifica inguardabile e poche chance in termini finanziari e temporali di poter acquistare qualcosa di meglio?

Questo quadro è figlio di mercati spavaldi che non hanno minimamente ottenuto risultati. Resta endemica invece l’incapacità di vendere, non a caso partono tutti gratis o giù di lì. E’ l’anticamera di una nuova cessione del club? Di sicuro, il coraggio di cambiare pelle andava trovato l’estate scorsa. Ora pare da incoscienti. Eppure, nonostante i leciti dubbi, non possiamo far altro che pensare che Paolo e Zvone abbiano in testa un disegno degno del loro nome. Non diciamo vincente, ma quantomeno degno.

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