Paquetà, luci (e ombre) a San Siro

Roberto Vecchioni cantava “Luci a San Siro”. Ieri, con Paquetà in campo, di luci se ne sono viste, ma anche tante (forse troppe) ombre. L’infortunio e la mancata convocazione di Calhanoglu nella mattinata di ieri, hanno fatto subito scattare il campanellino d’allarme. Chi al suo posto nel 4-2-3-1? Il turco aveva iniziato a giocar bene, inanellando una serie di prestazioni in campo più che convincenti. La scelta di Pioli è ricaduta su Paquetà, chiamato alla prova del 9 nel ruolo che praticamente chiunque gli addita dal suo arrivo in rossonero lo scorso gennaio. Ieri finalmente l’ex Flamengo ha giocato dietro la punta per un’ora abbondante, tornando titolare dopo 3 mesi (l’ultima volta col Napoli a San Siro).

Che dire, la sua prova non è di così facile interpretazione. I tifosi sono parsi molto combattuti sul giudicarlo, così come gli addetti ai lavori. Sicuramente non ha fallito, le idee le ha e, messo in condizione di far bene, potrebbe dare veramente una mano alla manovra rossonera. A questo vanno aggiunte le intercettazioni in fase di non possesso a cui già ci aveva abituato la scorsa stagione. Tutto molto bello quindi. Numero 39 promosso e giocatore ritrovato.

Purtroppo non è così semplice. Da un giocatore pagato 35 milioni di euro solo un anno fa, pescato da Leonardo in Brasile, definito il “nuovo Kakà”, cercato anche dal PSG, è normale aspettarsi (molto) di più. Il Paquetà di oggi, come suggerito anche da Pioli, sembra non credere abbastanza in sé stesso. Come già ampiamente detto, il giocatore ha sofferto un periodo negativo, fatto di tante panchine, depressione, saudage per il Brasile. A gennaio era con un piede già in Francia, ma alla fine è rimasto. Ed è arrivato il momento di dimostrare di che pasta è fatto. Certi palloni sbagliati ieri, certa leggerezza messa in campo e certa svogliatezza non sono ammissibili. Non ora. Non in un Milan chiamato al rimontone disperato per tornare in Europa.

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