Ibrahimovic: “Stiamo facendo davvero bene, ma non abbiamo ancora vinto nulla. Sono tornato per riportare il Milan al top”

Zlatan Ibrahimovic è stato intervistato dalla BBC. Il fenomeno svedese ha parlato di diversi argomenti, dal suo futuro professionale al magic moment del Milan fino al suo grave infortunio patito tre anni fa. Di seguito un estratto delle sue parole:

Sul suo futuro: Continuerò a giocare finché potrò continuare a fare quello che sto facendo ora. Devo solo mantenere una buona condizione fisica, poi il resto si risolverà da solo”.

Sul momento del Milan: “Siamo in una forma incredibile, stiamo facendo davvero bene, ma non abbiamo ancora vinto nulla. È importante tenerlo bene a mente”.

Sul ritorno in rossonero: “La prima volta che sono arrivato qui il Milan lottava per vincere lo scudetto. Quando sono tornato è stato per riportare il Milan dove appartiene, al top. È una sfida differente ma è una sfida che mi piace, perché quando gli altri dicono che è troppo difficile, che è quasi impossibile, ecco che io entro in gioco. Queste cose mi fanno sentire vivo. Sono molto motivato”.

Sull’infortunio del 2017: “Dopo l’infortunio mi sono detto che finché avessi potuto giocare a calcio allora avrei continuato a farlo. Ma quando sei a questi livelli importa solo il tuo rendimento. Se giochi bene, se porti risultati allora sei ancora ad un livello top. Ma appena non riesci più a fare la differenza allora ci sarà qualcuno pronto a sostituirti. Mi piace questa pressione perché non voglio essere qui per quello che ho fatto in passato, io sono qui per quello che faccio ora. Qualsiasi cosa abbia fatto prima non importa, ogni giorno devo dimostrare chi sono. Ecco perché ogni giorno tiro fuori il meglio da me stesso”.

Sull’Ibrahimovic di questa stagione: “Non sono lo stesso giocatore che ero cinque anni fa e non sono lo stesso giocatore che ero dieci anni fa, tutti quanti cambiamo dal punto di vista fisico. Sono onesto nel dire che non corro come correvo prima, ora lo faccio in modo più intelligente. Il motivo per cui dico che la Serie A è il campionato più difficile per un attaccante è che è davvero molto tecnico, e in Italia la filosofia è quella di non subire gol piuttosto che farne uno in più. Mi sento come se qui avessi vissuto diverse generazioni. Ho giocato contro Paolo Maldini e ora suo figlio Daniel è un mio compagno di squadra. Magari potrò giocare anche con il figlio di Daniel, sarebbe un miracolo”.

Sul Covid: “È stata più una sfida dal punto di vista mentale piuttosto che dal punto di vista fisico”

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