Alessandro Nesta tra passato, presente e futuro dei rossoneri

In occasione dell’inaugurazione con Adidas e Calciosociale di una scuola calcio al quartiere Corviale, nella periferia di Roma, l’ex colonna difensiva del Milan Alessandro Nesta ha rilasciato un’intervista, pubblicata oggi su Sportweek. Tra storie e aneddoti, ha parlato della città e della squadra in cui è diventato grande e che torna finalmente in Champions League. Ecco le sue parole:

MILANO – “La trovo cambiata, però in meglio. Non sembra neanche più una città italiana, ma nordeuropea. All’inizio non volevo
starci. Sarei rimasto alla Lazio e a Roma a vita, perché la Capitale resta la città più bella del mondo. Dopo i primi 6-7 mesi però mi sono ambientato e a Milano sono stato da dio
“.

ANCELOTTI – “Un secondo padre, un allenatore che ti fa vivere bene anche se pretende molto. Arrivava al campo col sorriso“.

MALDINI – “Mi ha insegnato a vivere il calcio in una certa maniera: col lavoro, la costanza e superando gli errori. Era una macchina da guerra“.

SHEVCHENKO – “Nelle grandi partite segnava sempre. Mentre ad altri tremavano le gambe, lui si esaltava“.

PIRLO – “Da solo faceva l’ottanta percento della squadra. […] Il mio amico del cuore: stavamo sempre insieme, pure in camera nei ritiri. Fa ridere, è amico di tutti“.

GATTUSO – “Io lo porterei in vacanza e lo vorrei con me in campo perché sai che non ti tradisce. Nelle difficoltà lui c’è“.

COSTACURTA – “Sotto quella giacchetta elegante si nasconde un picchiatore. Mi ha insegnato tantissimo“.

LA CHAMPIONS PIÙ IMPORTANTE – “La prima, quella del 2003. Per l’avversario, la Juve, e per lo stadio, l’Old Traford di Manchester: in uno così bello non avevo mai giocato. Vincemmo ai rigori e uno lo segnai io. Tirai un piattone che Gigi (Buffon) sfiorò appena. Fu una liberazione“.

ISTANBUL 2005 – “Negli spogliatoi ci ripetevamo di stare sul pezzo, altro che festeggiare. Quella sera ho creduto nel destino“.

IL RITORNO IN CHAMPIONS – “Un impresa. Tutti hanno fatto un grande lavoro“.

IL LAVORO DI PIOLI – “Mi piace il gioco. Si è basato su quello con chiarezza di idee. […] Se manca Ibra (però), non ce n’è un altro simile“.

OBIETTIVI ROSSONERI – “Continuare a puntare sui giovani, inserendo ogni anno un giocatore importante. Ma più della squadra conta la società e la sua capacità di trasmettere valori antichi. In questo senso, la gestione dei casi Donnarumma e Calhanoglu è stata giustissima, da Milan di una volta“.

DONNARUMMA – “Non giudico, ma bisogna introdurre il salary cap e paletti alle commissioni degli agenti“.

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