Ibrahimovic: “Contro l’Atletico dobbiamo provarci, siamo concentrati! Ho un problema, vi spiego”

Intervistato ai microfoni di Prime Video a ridosso dell’importantissimo match di Champions League contro l’Atletico Madrid, Zlatan Ibrahimovic ha suonato la carica ai suoi, svelando di avere anche un problemino.

Ecco le sue parole:

SU ATLETICO-MILAN – “Abbiamo giocato bene contro l’Atletico fino al momento in cui siamo rimasti in dieci ed è difficile giocare in inferiorità, soprattutto in Champions dove ti trovi a fronteggiare le squadre più forti d’Europa. Abbiamo fiducia e sappiamo quanto siamo bravi. Siamo concentrati, ci proviamo“.

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SU SIMEONE – “Simeone è un grande allenatore e ha fatto grandi cose con l’Atletico Madrid. Trasuda tante emozioni, una grande mentalità e un atteggiamento vincente. Il suo carattere mi fa effetto e mi stimola. Quando hai persone come lui in panchina è un vantaggio. Se ci ho mai parlato? Ci siamo visti una volta a Formentera, ci siamo salutati, ma niente di più“.

SULLO SPOGLIATOIO – “Parlo tanto, sento di avere responsabilità. Non programmo quello che faccio. Non è che arriva qualcuno a dirti che sei un leader. Lo sei automaticamente. Ognuno prende le sue responsabilità e chi si sente di parlare per spingere e dare coraggio alla squadra lo fa. Arriva tutto naturalmente. Quello che dico io ai compagni dentro lo spogliatoio non è programmato, è tutto spontaneo. Porto la mia esperienza ai ragazzi per farli crescere velocemente, ma dipende molto da loro“.

SULLA SUA MENTALITA’ – “Ho un problema. Non sono mai soddisfatto e voglio sempre fare di più per sentirmi vivo e presente. Non voglio essere qui per qualcosa che ho fatto in passato. Voglio essere qui per quello che sto facendo ora. Mi piace lavorare, mi piace soffrire e mi piace questo mondo che vivo. Con l’età le cose cambiano, ma chi è intelligente sa adattarsi. Tutti nella vita hanno sogni e una visione. Ma per arrivare serve tanto, bisogna crederci, fare sacrifici e soffrire perché il successo non arriva automaticamente. Dipende tutto da noi. Nessuno credeva in me in quello che facevo, ma non mollavo e avevo la convinzione di essere il più bravo di tutti. Questa mentalità mi ha portato avanti. Tutto è possibile e tutto dipende da noi. Io? Ho fatto il massimo e sono arrivato quasi dal nulla. Non dico che non potevo mangiare, ma la mia condizione non era come quella degli altri“.

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