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Conte, da capitano ad allenatore?

 Il suo Siena vola, la “sua” Juve no. Antonio Conte rientra nella lunga lista di candidati alla panchina bianconera per la prossima stagione, avendo dimostrato ampiamente le sue qualità da allenatore di categoria. C’è chi continua da tre anni a questa parte ad accostarlo alla Juventus, ma lui, ogni volta che viene interpellato sull’argomento, glissa.

Sono chiacchiere e basta – ha commentato recentemente – mi ci sono anche abituato, non è la prima volta. A Bari due anni fa si parlò della Juve e vincemmo il campionato, quindi spero sia positivo dal punto di vista della cabala. Ma la verità è che ho testa solo per il Siena ora”.

Invece potrebbe rivelarsi proprio lui la scelta (vincente) a sorpresa della Juventus 2011-2012, avendo notevole stima nell’ambiente bianconero (alla Juve Conte ha giocato ben 296 partite, diventandone anche indimenticato capitano) ed avendo già fatto intendere le sue ben precise idee di gioco.

Domenica la sua squadra ha battuto in casa il Sassuolo per 4-0, accorciando il gap con l’Atalanta ad un solo punto. Il Siena infatti è secondo in classifica, a 63 punti, con 8 punti di vantaggio sul Novara terzo. A suon di prestazioni spettacolari (il Siena ha il miglior attacco della Serie B con 51 gol fatti in 63 partite) sta trascinando i bianconeri alla promozione in Serie A.

Conte, nella sua carriera da allenatore, cominciata nel 2006 come vice di De Canio proprio a Siena, fino ad ora ha ottenuto diversi risultati positivi. Ad Arezzo nel 2007 quasi riuscì nell’impresa di salvare dalla retrocessione in C1 una squadra trovata in condizioni disperate. L’anno dopo a Bari venne accolto tra le perplessità dei tifosi, essendo lui leccese di nascita. In due anni portò i biancorossi nella massima serie, con una cavalcata meravigliosa e un gioco spumeggiante.

Il suo 4-2-4 ha bisogno di un paio di mesi di tempo per essere ben appreso, visto che gli esterni offensivi sono la carta vincente del suo schema innovativo. Krasic e Bastos (se come sembra arriverà) potrebbero diventarne gli interpreti ideali. E’ un modulo che Conte cambia spesso in corso d’opera, trasformandolo in 4-3-3 o in 4-3-1-2. Questo dimostra una duttilità che Delneri non ha mai avuto. La difesa gioca alta e in linea e i due mediani devono essere disposti alla corsa e al sacrificio. In pratica è un 4-4-2 molto più offensivo, nel quale non manca la fantasia, visto ad esempio che Brienza e Reginaldo a Siena sono titolari inamovibili. Potrebbe quindi essere corretto e migliorato il 4-4-2 di Delneri, con degli innesti efficaci nei ruoli dove la Juve ha dei problemi.

A Bergamo, lo scorso anno, di tempo per lavorare non gliene è stato concesso e dopo 13 giornate è stato silurato. Tanti giornalisti hanno parlato del difficile rapporto con Doni, leader indiscusso dell’Atalanta. A Torino invece come “vecchio” leader troverebbe Del Piero, suo grande amico ed ex compagno. Con Conte allenatore, Nedved dirigente e Del Piero “chioccia”, la Juve potrebbe anche ricostruire la sua vera identità, con lo stile e la mentalità di qualche anno fa. Tutti elementi che è necessario ritrovare per tornare a vincere.

Enrico Turcato

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redazione