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Ancelotti, bye bye? From hero to zero

Le cose si sono fatte complicate: fuori dall’ FA Cup ad opera dell’Everton, inspiegabilmente crollato in campionato dopo un avvio da record e adesso fuori dalla Champions per mano dello United, avversario che tra l’altro aveva sempre portato fortuna al povero Carletto, sono risultati che hanno ormai definitivamente allontanato l’allenatore italiano dallo Stamford Bridge. I numeri parlano di un vero e proprio flop per Ancelotti che ad inizio della passata stagione fu assunto da Abramovich proprio per portare a casa la coppa “dalle grandi orecchie”, obiettivo imposto soprattutto quest’anno per la finale in programma a Wembley. I rimpianti certo non sono per la semifinale di Champions, dove i Red Devils hanno dimostrato di essere nettamente superiori nei 180’ giocati. Più compatti, più sicuri e più spietati: insomma più forti. Poi essere eliminati da una squadra che con quella di questa stagione ha ottenuto 4 semifinali in Champions in 5 anni ci può stare. I problemi sorgono per tanti altri vari motivi. Quei motivi che hanno trasformato l’allenatore italiano dall’eroe del “double” dell’anno scorso (Premier ed Fa Cup) ad un impiccio da sostituire. Gli interminabili infortuni di Lampard, Essien e Alex, la malaria di Drogba, il mancato rinnovo a Ray Wilkins con i successivi problemi con Abramovich, fino ad arrivare a Torres, i 50 milioni di sterline spesi per lui e la sua troppo lunga crisi in zona goal. Queste le cause che hanno ormai scritto la parola fine sull’avventura oltre manica dell’ex allenatore di Parma, Juve e Milan. I tempi delle vittorie al Chelsea per Ancelotti ormai sembrano lontani anni luce. Abramovich ossessionato dal sogno Champions sta già trovando il suo sostituto e dopo Ranieri, Mourinho, Grant, Hiddink e Scolari, in estate cambierà il suo sesto allenatore da quando nel 2003 acquistò il Chelsea. Ben 800 milioni di sterline spesi in 8 anni per portare la sua squadra sul tetto d’Europa. Nelle ultime stagioni sembrava essersi calmato, illudendo la stampa inglese di ritenere sufficientemente valido il gruppo di giocatori a disposizione. Sembrava essersi reso conto che ad un allenatore bisogna dare tempo e tranquillità per allenare nel migliore dei modi. A gennaio sono arrivate però subito pronte le smentite. Esonera Wilkins, braccio destro di Ancelotti senza consultarlo e decide di acquistare Torres per 50 milioni di sterline, effettuando il trasferimento più costoso nella storia della Premier, il quarto di sempre. Il presidente-magnate aveva creduto che lo spagnolo potesse diventare la sua garanzia per la gloria, invece, l’ex Liverpool si è rivelato un disastro. Non adattabile perfettamente al modulo tattico dei Blues con Drogba e Anelka, il recupero non completo dagli infortuni e anche i miracoli dei portieri avversari, hanno portato ad una durata di 80 giorni l’astinenza dal goal per il “Nino”. Causa anche le pressioni del suo presidente, per dare spazio a Torres, Ancelotti è dovuto passare dal 4-3-3 al 4-4-2, rompendo i vecchi equilibri della squadra. Certo le colpe non sono tutte dello spagnolo, che, pur mettendoci del suo, è andato solo a peggiorare una situazione ormai già quasi deteriorata. Il tecnico italiano ha perso sempre più giorno dopo giorno lo spogliatoio, non è riuscito più ad imporre come prima le sue idee e si sa che per uno come Ancelotti quando si perdono queste cose si perde tutto. L’espressione abbattuta di Kalou nel momento in cui prende il posto di Anelka nel match di ritorno contro lo United, quello più decisivo della stagione, è lo specchio di tutti i problemi che ci sono adesso al Chelsea. Di Benedetto e la Roma sono già alle porte, poi il futuro nessuno ha il potere di conoscerlo. Good Luck “Re Carlo”.

Nicola Frega

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redazione