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Mio allenatore, mi pento e mi dolgo

La squadra va male ? E’ colpa dell’allenatore. Esonerato !
La squadra continua ad andare male ? E’ colpa del nuovo allenatore. Esonerato anche lui !
Logica vorrebbe che ne fosse ingaggiato un terzo, ma c’è la crisi. Tempi duri. Meglio badare al risparmio con buona pace della coerenza.
Quindi “Si ripassa dal via”;  avanti col tecnico rinnegato in precedenza.
Il richiamo alle armi è l’ultima moda di un calcio in cui latitano i soldi e pullulano i capri espiatori.

Ma l’artifizio finanziario smaschera il vero colpevole del fallimento: Il padrone della baracca che implicitamente si arrende alle sue responsabilità, autocondannandosi dopo mesi passati a cercare responsabili.
E allora viene a galla la realtà. La realtà di una squadra costruita male e gestita peggio. Una squadra a cui sono stati forniti una serie infinita di alibi che hanno finito per affossarla definitivamente.
Il cambio dell’allenatore è, da sempre, la soluzione più semplice da adottare in caso di risultati negativi. Soluzione più semplice ma non per questo più giusta.
A volte la tanto agognata svolta c’è stata. Molte altre volte invece l’esonero ha semplicemente confermato l’inadeguatezza del materiale umano messo a disposizione del tecnico di turno.

In passato si sono verificate alcune situazioni limite: Napoli 97/98, Inter 98/99, Roma 2004/05. Stagioni con più di tre esoneri. Una disperata volontà di ricercare nel manico il problema degli insuccessi.
Soluzioni al limite del paradossale che però avevano una certa etica nella loro insensatezza. Non si lesinavano quattrini pur di risollevare una situazione disperata.
I cavalli di ritorno dell’ultimo lustro mostrano un calcio povero a 360 gradi: di idee e di denaro.

Fabio Piscopo

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redazione