#4 – ALTAFINI: eroe dei due mondi

José João Altafini è stato una sorta di eroe dei due mondi. Ha giocato infatti sia con la maglia del Brasile, laureandosi Campione del mondo nel 1958, che con quella azzurra, dal 1961 in poi. Ha entusiasmato i tifosi dal campo, con le sue giocate, e dagli spalti, col suo “Incredibile amisci” urlato nei microfoni della pay-tv. E soprattutto eroe dei due mondi perché ha lasciato un segno indelebile sia a Torino che a Milano, sia nella storia della Juventus, che in quella rossonera, con un intermezzo al sud, nel Napoli.

Nato in Brasile nel 1938, cresciuto nel Palmeiras, Altafini sbarca in Italia nel 1958, fresco vincitore del Mondiale disputato in Svezia (2 gol in 3 partite). A volerlo ed acquistarlo è il Milan. Altafini mette subito in bacheca 2 scudetti (1958/1959 e 1961/1962) e la Coppa dei Campioni 62/63. Nella finale di Londra del 22 maggio 1963 risulta il migliore in campo e il giocatore decisivo. Segna infatti al 58’ e al 66’, ribaltando il vantaggio di Eusebio. 2-1, Benfica battuto, Milan re del continente, prima volta assoluta per una squadra italiana, e il giocatore italo-brasiliano nella storia. In quella edizione della massima competizione continentale segnò 2 record tuttora imbattuti: 14 reti totali nell’intera competizione e una cinquina in un solo match, nell’8-0 all’Union Luxembourg. Quest’ultimo record lo condivide con altri 8 giocatori.

Alla fine di quella stagione saranno 31 i gol totali siglati.

Un altra stagione ad altissimo livello, senza successi, ma comunque con 19 reti totali. Poi la rottura: all’inizio della stagione 1964/65 comincia infatti ad inclinarsi il rapporto con il presidente Riva, che  continua a rinviare il rinnovo di contratto con Josè, che per protesta scappa in Brasile ad allenarsi col Palmeiras. Dopo la famosa cartolina spedita a Natale al presidente, a febbraio Josè viene reintegrato in rosa, nonostante l’allenatore Viani sia contrario. Ma i fasti del passato non tornano: 3 reti in 12 gare, Milan in fase involutiva, che si fa raggiungere e superare dall’Inter nella corsa allo scudetto. Altafini gioca l’ultima sua partita in rossonero il 16 maggio 1965 a San Siro contro la Roma (sconfitta per 2-0), saluta tutti e va al Napoli.

Con la maglia del Milan ha giocato 246 partite in 7 stagioni, segnando 163 reti. Una media impressionante, che pochi possono vantare nella storia. Oltre agli scudetti e alla Coppa Campioni, vince anche il titolo di capocannoniere del campionato 1961/1962, a pari merito con Aurelio Milani.

7 stagioni all’ombra del Vesuvio, in coppia con Omar Sivori. Il primo anno vince la Coppa delle Alpi.

Nel 1972, a 34 anni, sembrerebbe giunta l’ora dell’addio al calcio per “Mazzola” (così veniva chiamato per la somiglianza con i giocatore del Torino Valentino Mazzola). Invece, a sorpresa, passa alla Juventus, nemica di un tempo, e si rilancia. In maglia bianconera svolge un ruolo diverso rispetto a quello interpretato al Milan e al Napoli: non più attaccante di razza, trascinatore e cecchino implacabile, ma bensì quello del fratello maggiore, esperto e saggio. Infatti la Juventus è una squadra piena di giovani promettenti. Altafini entra spesso a gara in corso, per risolvere situazioni intricate, mettendo a disposizione della squadra tutta la sua esperienza e classe. In particolare va ricordata la rete che decise il Juventus-Napoli del campionato 1974/75. La Juve è prima con 2 punti di vantaggio sulla sua ex squadra, il Napoli. Entra a pochi minuti dalla fine e segna il gol del 2-1: Napoli rispedito indietro, e scudetto alla Juve. Guardandosi indietro, appare lampante a tutti che il trasferimento dal Napoli alla Juve di 3 anni prima fu un vero affare. I gol non sono tanti, ma considerato che chiude la carriera a 38 anni i numero sono comunque pesanti: 25 gol in 4 stagioni, che gli valgono la conquista di 2 scudetti (1973 e 1975), proprio come al Milan. Numeri che fanno sì che si parli benissimo di lui anche nei Bar Sport sotto la Mole.

Ma non è finita: gioca altre tre stagioni nel campionato svizzero, due nel Chiasso e una nel Mendrisiostar, e lascia definitivamente il calcio nel 1980, all’età di 42 anni e con 28 presenze e 11 reti nella sua ultima stagione a Mendrisio.

Altafini era un attaccante completo: tecnico, veloce, sapeva dribblare e tenere palla, aveva un feeling col gol elevatissimo ed un colpo di testa formidabile. Un vero bomber di razza.

Altafini è nella storia della Serie A: è il secondo giocatore ad aver segnato di più nel massimo campionato italiano dopo Gunnar Nordahl, e il primo per le presenze tra i giocatori non nati in Italia. In totale le sue reti nel campionato più bello del mondo sono 216 in 459 gare disputate. Un vero eroe dei due mondi, un idolo indiscusso.

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