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Ma dove vai se i soldi non li hai?

Ormai mancano meno di due settimane all’inizio della nuova stagione e, mai come in questo periodo, sui cancelli d’entrata di Milanello un enorme cartello attira tutti i visitatori: “work in progress”. Le cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva, in nome del bilancio e del fair play finanziario si è detto, hanno lasciato delle falde enormi nello scacchiere tattico di Allegri. Anche chi non si occupa di calcio tutti i giorni capirebbe che questo Diavolo è incompleto di almeno 3-4 elementi di valore, solo se vogliamo essere clementi: un difensore centrale (anche se Zapata, almeno numericamente rappresenta la pedina che copre quella casella), un terzino, un centrocampista da mettere davanti alla difesa e una punta che sappia fare gol.

Sono passate tante, troppe, settimane dagli addii di Ibra e Thiago e tutti si aspettavano decisamente qualcosa in più. Passi pure il pensiero che in tempi di magra come questi i club italiani non possono resistere a certe tentazioni e fanno bene a vendere per risanare le casse dissanguate (anche se il modo in cui si è preso in giro il tifoso milanista togliendo dal mercato Thiago ed incensandolo a nuovo leader della squadra, per poi rivenderlo dopo due settimane di fronte ad un’offerta migliore è decisamente inammissibile), ma lasciandosi un tesoretto importante per sistemare il bilancio, con i soldi risparmiati qualcosa sul mercato la devi fare. Ed invece fin qui si è prelevato solo giocatori in prestito, o gente svincolata e si son visti, puntualmente, sfumare tutti i presunti obiettivi di mercato.

In questo momento i nomi che si fanno e si accostano alla società di Via Turati sono senz’altro al di sotto delle aspettative di tutti i tifosi e, se è vero che gente come Nesta, Thiago, Van Bommel, Seedorf, Gattuso, Ibra, Inzaghi, Zambrotta sia per valore tecnico, che intrinseco e di personalità nello spogliatoio non si può sostituire, di certo Matri, Borriello, Matuzalem, Diarra, Dossena, non alzano di molto l’attuale livello qualitativo del gruppo di Allegri. Una volta c’era una società che andava sul mercato e comprava i migliori oppure, con molta lungimiranza anche in tempi meno floridi, li acquistava intravedendone grandi potenzialità e li faceva diventare dei campioni.

Ora, siamo d’accordo senza dubbio nel concordare che di questi tempi sarebbe eticamente scorretto fare follie e sperperare (se mai ce ne fossero) milioni di euro in giro, ma se ci fosse una programmazione seria, che venga dall’alto, e idee innovative e vincenti qualcosa di positivo si potrebbe fare. Si pensi ai presunti obiettivi rossoneri degli ultimi mesi che sono miseramente falliti. Balzaretti, Tevez, Yanga Mbiwa, Niang, Dzeko, ma anche i vari Silvestre, Astori, Asamoah, Ogbonna, tutti troppi cari, tutti che non coincidono con le esigenze di bilancio del Milan. Obiettivi sfumati tutti apparentemente per lo stesso motivo, la mancanza di cash. Sempre lo stesso motivo per cui si è deciso di privare la squadra degli unici due top player rimasti, su cui si poteva ripartire.

Però, non ci è chiaro perché squadre come, tralasciando la Juventus che dal punto di vista economico sembra essere un discorso a parte, Roma, Inter, Fiorentina, Napoli hanno fatto più di noi in sede di campagna acquisti. Ripartire dai buoni giocatori di cui si dispone ancora e puntare sui giovani. Questo ci è stato propinato in queste ultime settimane. Poi spunta la voce che la società farà di tutto per riportare Kakà al Milan. Ma come? Quanti anni ha Kakà e quanto guadagna? Da quanto tempo non gioca una stagione intera ad alti livelli? Ma si sa, Kakà è rimasto nel cuore di tutti i rossoneri (per carità anche nel mio) e un colpo di  teatro del genere, con tutti i contorni che ne conseguirebbero, farebbe dimenticare a più di qualche rossonero ‘medio’ le prese in giro e la mancanza di idee di questa inesistente programmazione rossonera. Né per ruolo, né per utilità, né per attuale valore, però, il mai dimenticato numero 22 rappresenterebbe una soluzione ai nostri problemi e se si vuole davvero il bene di questa squadra bisogna iniziare, prima di tutto ad essere coerenti, ma soprattutto a rimettere in campo idee vincenti ed innovative. Perché è vero in Europa non si vince se non si spende ma ormai, quantomeno in Italia, siamo in un’epoca in cui a fare la differenza possono essere le idee e la Juve della passata stagione lo insegna.

This post was last modified on 14 Agosto 2012 - 10:31