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Il Faraone camaleonte ricorda Sheva: gol, sacrificio e dinamismo

Al Milan, in questo periodo, hanno avuto la sensazione che si aprisse la terra sotto i loro piedi, e a precipitare per prime sono state le certezze e la fiducia, insieme ai risultati e all‘ottimismo. Ma la differenza, forse, potrebbe farla qualcuno che un attimo prima di crollare è riuscito a frenare la spinta verso il basso, piantando a terra entrambi i piedi, a due passi dal burrone. Questo qualcuno è Stephan El Shaarawy, che in queste settimane di paura e di disillusione ha dato la sensazione di essere l’unico a crederci, a volte anche l’unico a provarci.

Figlio di un destino che aveva stabilito che il Milan dovesse essere risollevato da chi la vita e l’entusiasmo ce li ha dentro, come solo a diciannove anni può succedere. Una sorpresa provvidenziale, dopo gli sprazzi di luci ed ombre che il Faraone aveva disseminato nel suo cammino lo scorso anno. L’importanza di El Shaarawy, per il Milan, non è data solo dalla consapevolezza di avere qualcuno in cui confidare nei momenti di difficoltà, quando la partita è spenta e gli animi lo sono anche di più, perché un giocatore del genere non si vedeva da tempo al Milan. Multi-ruolo, sempre pronto a sacrificarsi e farsi tutto il campo all’indietro pur di dare una mano in difesa, sta dimostrando di essere una risorsa camaleontica e non solo offensiva. Ricorda il primo Shevchenko, che macinava chilometri ed era in ogni parte del campo, e le sue gambe stanche non hanno fatto mai mancare gol al Milan. Come per dire, il ruolo di difensore improvvisato non ha mai scalfito quello di bomber puro.

Il gol di ieri in Champions League con lo Zenit aveva messo il sigillo alla partita, ma il suo nome nel tabellino dei marcatori non era più una sorpresa per nessuno. Dare speranza a questo Milan che bazzica nelle sue paure irrisolte è già una prima grande impresa. Questo è solo l’inizio…

This post was last modified on 4 Ottobre 2012 - 10:47

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redazione