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De Sciglio: “Sono stato accolto come in una famiglia. Ora sogno i Mondiali in Brasile”

Qualcuno lo definisce già un predestinato. Al pari di Franco Baresi e Paolo Maldini. Ha solo vent’anni, ma non è difficile comprendere che può fare tanto e bene. Lui, dal canto suo, non si monta la testa e resta con i piedi per terra. Saldissimamente per terra. Ed ecco che Mattia De Sciglio si gode il momento e si confida in un’intervista pubblicata oggi sulla Gazzetta dello Sport.

Mi piace pensare di essere al posto giusto nel momento giusto – ha spiegato il terzino rossonero -. I giovani come me sono stati fortunati a capitare, anche a causa dalla crisi, in un club dove si punta forte sui ragazzi. Sono orgoglioso perché stiamo dimostrando che in Italia ci sono giovani di valore”. De Sciglio, tra l’altro, è l’unico dopo Baresi e Maldini ad essere arrivato in Prima Squadra senza essere mai stato ceduto in prestito: “In effetti la mia carriera è semplice: oratorio di Ponte Sesto, un anno al Cimiano e poi Milan. Essere sempre rimasto in rossonero è segno di grande stima da parte della società. E un po’ è anche merito mio…”.

Poi i sogni: “Quest’anno il mio obiettivo era giocare 10-15 partite. Invece sta andando molto meglio. E poi c’è il Brasile fra due anni: cercherò di raggiungerlo. Ma prima l’Europeo Under 21”. E la vita privata: “I miei genitori mi hanno sempre lasciato libero di decidere. Per loro l’importante è che io sia contento. Mio papà è juventino, ma quando c’è Milan-Juve diventa rossonero… A livello scolastico mi sono impegnato molto. Mi sono diplomato in turismo due anni fa in una scuola pubblica, ed è stato durissimo conciliare lo studio col calcio. Ho rischiato di non essere ammesso alla maturità, ma ce l’ho fatta. Ora vorrei iscrivermi all’università, magari una facoltà vicina all’area linguistica”.

E c’è già qualche nota dolente nella carriera di Mattia in Serie A: “Basta un attimo e ti hanno fregato. Il gol di Samuel nel derby? Ho ancora il nodo alla gola. Ho perso il tempo, lui mi ha tirato un po’ giù, sono caduto e il pallone è finito dentro”. Il rapporto con la panchina: “Sono scelte dell’allenatore. So solo che questo gruppo mi ha accolto dalle giovanili come in una famiglia, e non è un modo di dire. Ecco perché il passaggio in prima squadra è stato semplice. Nesta è quello che mi ha aiutato di più. Infatti inizialmente volevo la sua numero 13”.

Nella vita rossonera di De Sciglio c’è un uomo che più di tutti lo segue come un tutor: Mauro Tassotti. “E’ un po’ il mio punto di riferimento – ha raccontato lo stesso giocatore – così come lo era Maldini nel mio immaginario quando ero piccolo. Tassotti mi sta insegnando molto. A fine allenamento mi fermo spesso con lui a esercitarmi sul cross, con entrambi i piedi. Ma devo migliorare nell’esplosività, mettere su muscoli in più”. E Berlusconi? “Intanto mi ha detto che il mio look va bene così. E poi di provare il metodo Garrincha: andare sul fondo, fintare il cross e servire chi si inserisce”.

Infine, parole per Massimiliano Allegri (“dimostra di avere il coraggio di lanciare i giovani”), Cristiano Ronaldo (“ha fisico, tecnica, tutto”), il cammino in Champions League e in Serie A (“continuando così, agli ottavi possiamo giocarcela con chiunque. E il terzo posto in campionato non è un tabù”). E sabato arriva la gara all’Olimpico contro la Roma: “Può essere sorpasso. Loro sono una squadra in grado di segnare molto, ma anche di prendere gol in modo semplice. E il nostro attacco sa far male”.

This post was last modified on 20 Dicembre 2012 - 11:12

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redazione