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Ricky l’ultimo di una lunga serie? Ecco i grandi “cavalli di ritorno” della recente storia rossonera

kaka binhoSono ore frenetiche in quel di Via Turati perché pare si stia incredibilmente riaprendo la trattativa per riportare il “bimbo d’oro” Ricky Kakà al Milan, per quello che, a dire il vero, non sarebbe il primo dei clamorosi ritorni in rossonero, visto che il quarto di secolo di presidenza Berlusconi ha già conosciuto inaspettati rientri dei pupilli, in virtù del “romanticismo calcistico” che ha sempre contraddistinto il numero uno rossonero e il suo fidato braccio destro Galliani. Ne citeremo sei, alcuni dei quali hanno fatto bene in entrambe le esperienze, altri che invece hanno deluso al ritorno sotto l’ombra della Madonnina.

Nella stagione ‘91/’92, Aldo Serena torna alla corte di Fabio Capello, dopo ben nove anni da quel prestito annuale a cui fu mandato dai cugini dell’Inter;  nella prima esperienza rossonera, quella del secondo campionato di serie B, Serena aveva realizzato otto gol in venti partite, contribuendo alla promozione. Tornato nella rosa che vinse lo “scudetto dei record”, ancora oggi imbattuto, trascorre due annate tra panchina e tribuna collezionando in totale la miseria di dieci presenze e zero gol e concludendo la sua brillante carriera al termine della stagione 1993.

Quando nell’estate del 1987, Silvio Berlusconi sborsò per lui 13,5 miliardi di lire, entrò nel libro dei record per l’acquisto più oneroso della storia rossonera: stiamo parlando di Ruud Gullit, riccioluto trequartista che il Milan prelevò dagli olandesi del PSV Eindhoven. I suoi sei anni a San Siro sono meravigliosi e stracolmi di successi, Ruud è uno dei leader indiscussi del grande Milan degli Olandesi e disputa 171 partite mettendo a segno 56 gol. Al termine della stagione 1993, l’orange viene ceduto alla Sampdoria, dalla quale ritornerà l’anno seguente, per disputare mezza stagione in prestito, realizzare tre reti in otto gare e poi lasciare definitivamente quei colori che lo avevano consacrato come uno dei più forti giocatori al mondo.

È rimasto negli annali rossoneri, perché la leggenda vuole che sia stato il primo acquisto condotto in prima persona dal presidente Berlusconi, che lo vide giocare, innamorandosene, tra le fila dell’Atalanta. Per Roberto Donadoni, il Milan sborsò nel 1986 dieci miliardi di lire, una cifra considerevole per uno che veniva “dalla provincia”. Furono soldi ben spesi, perché il timido bergamasco fu un titolare inamovibile sia con Capello che con Sacchi, con i quali vinse tutto. Dieci anni, la bellezza di 360 presenze prima di sbarcare in un campionato semi-sconosciuto, quello americano, con i NY Metrostars. L’esperienza nella “Grande Mela” dura due anni, poi il ritorno nel ‘97 a Milano, con trenta presenze in due anni, la stragrande maggioranza delle quali nell’anno dello scudetto di Zaccheroni, per poi concludere la carriera agli arabi dell’Al-Hittiad e successivamente intraprendere quella di allenatore (pare che sia il principale indiziato a sostituire Allegri: che sia per lui il terzo ritorno?)

Siamo giunti nel nuovo millennio, quando, nel 2001, i francesi del Monaco, mandano al Milan in prestito Marco Simone. È un ritorno per l’attaccante varesino, che nel 1989 fu prelevato dai rossoneri dal Como per espressa volontà di Arrigo Sacchi. Ma è con Capello che “Peter Pan” vince tre scudetti, facendo da “comprimario di lusso” ai campionissimi rossoneri, segna 74 gol in oltre 250 partite e dà un contributo fondamentale alle vittorie della sua squadra, prima di affermarsi anche nella Ligue 1, prima al PSG, poi, appunto, al Monaco ed infine al Nizza.

Galliani se ne innamorò durante un preliminare di Champions League nel gelo di Kiev e decise di portarlo al Milan, facendo sborsare al presidente Berlusconi 25 miliardi di dollari. Freddo come si conviene ad un “re dell’est”, Andriy Shevchenko fu capace di incendiare i cuori di tutti i rossoneri con i suoi indimenticabili 175 gol con la casacca rossonera: l’eroe di Manchester disputa sette stagioni col club amato prima di “tradirlo” con il Chelsea dell’amico Abramovich. Tornerà nel 2008, ma Sheva e il Milan non sono più gli stessi; quella stagione sarà un amarcord romantico ma è povera sul piano sportivo, per lui e per il team. Lo Zar segna solo un gol in Coppa UEFA a Zurigo ed uno in Tim Cup a San Siro, e al termine della stagione Galliani non esercita il riscatto, costringendolo a rientrare a Londra, mantenendo però un posto indelebile nei cuori dei supporters milanisti.

Ultimo esponente della “lista dei grandi ritorni”, è David Beckham. Lo “Spice Boy”, dopo aver dispensato calcio champagne a Manchester e Madrid, decide di trasferirsi negli Stati Uniti per giocare del Galaxy di Los Angeles. La MLS (il campionato a stelle e strisce, ndr), dura da marzo a dicembre e il giocatore, per non perdere la condizione fisica decide nel 2009 di venire in prestito al Milan per due mesi. L’esperienza del trequartista inglese, però, è rosea e convince Galliani a prolungare, dopo un tira e molla con il Galaxy, il prestito fino a fine stagione: gioca venti partite, segna due gol e lascia un’ottima impressione in tutto l’ambiente. Tanto che, l’anno seguente, si ripete l’affare: Becks torna in prestito semestrale, collezionando tredici presenze, ma senza siglare reti. La storia, però, pare non essere finita, perché è notizia di ieri che, Galliani stia provando a dare vita al “Beckham atto III”, questa volta a titolo definitivo, visto che il contratto con il Los Angeles è terminato. Staremo a vedere…

This post was last modified on 18 Gennaio 2013 - 09:29

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redazione