Un anno fa la Roma come punto più alto prima del declino finale

AC Milan vs. AS Roma - Campionato Serie A Tim 2011-2012Per aggiudicarsi una guerra, non basta vincere una battaglia. Bisogna gestire al meglio gli elementi a propria disposizione, ingegnarsi per adottare strategie vincenti non solo nell’immediato, ma anche sul lungo andare. Perché è al termine del rush finale che si tirano le somme, è al termine del rush finale che si capisce chi sia riuscito ad avere la meglio, a sopportare le tensioni e le fatiche e a imporsi. Ecco perché il nostro Diavolo, quest’anno, è chiamato a evitare di commettere gli errori della stagione passata. Errori che l’hanno portato a perdere un Campionato in cui si era impossessato del bandolo della matassa, conducendo i giochi, distanziando la Juventus di quattro lunghezze a sole dieci giornate dal termine. Quando tutto si era messo per il verso giusto, infatti, il Milan aveva iniziato a perdere punti e terreno, favorendo la risalita della Vecchia Signora, come non mai motivata a riprendersi quel titolo che non vinceva da tempo, troppo tempo. Il più grave errore tattico commesso dalla società rossonera non coincideva sconfitta, bensì con una gara vinta con merito.

Erano le 18.00 di sabato 24 marzo, quando un Milan primo in classifica, appena eliminato dalla Coppa Italia dopo un incontro durato 120 minuti e in attesa di incontrare il Barcellona nei Quarti di finale di Champions League, scendeva in campo tra le mura amiche contro la Roma di Luis Enrique. Allegri aveva preparato lo scontro nei minimi dettagli, affinché i suoi uomini si impossessassero del centrocampo, allungando la compagine capitolina e mettendo El Shaarawy e Ibrahimovic nelle condizioni di sfondare. Ma si era lasciato convincere dalla società, Galliani e Berlusconi in primis, a non applicare turnover e a riproporre l’affaticato Thiago Silva che, dal canto suo, aveva rassicurato l’ambiente, affermando nell’immediato prepartita di non avvertire alcun dolore e di essere pronto ad arginare Osvaldo e Totti. Peccato che dopo dieci minuti dall’inizio della contesa, il difensore centrale più forte in circolazione abbia dovuto abbandonare il terreno di gioco per un infortunio. Nulla di precauzionale, Thiago sarebbe rimasto fuori fino al termine della stagione. Doccia gelida, quindi, in casa Milan.

Eppure, nell’immediato, i rossoneri non accusano il colpo e si impossessano delle operazioni, schiacchiando gli avversari nella loro metà campo e attaccando a spron battuto. Ibrahimovic prima ed Emanuelson poi, che non riesce a sfruttare un’ottima occasione di rimessa, fanno sobbalzare il popolo rossonero. E al 40′, l’occasione più ghiotta. El Shaarawy si smarca alla perfezione, raggiunge il limite dell’area e lascia partire la conclusione. Stekelenburg è battuto, ma la sfera sbatte sul palo, tornando in campo, dove Nocerino e Ibra non riescono a cogliere l’attimo per ribadire in rete. Gol sbagliato, gol subito. Poco più tardi, giusto allo scadere del primo tempo, Osvaldo segna sfruttando un tiro cross di Borini causato da un errore di rinvio di Massimo Ambrosini. Al rientro dalla pausa, la porta rossonera trema di nuovo. Abbiati sbaglia un rilancio, Totti recupera la sfera ma azzarda un cucchiaio che termina in curva. E il Milan si risveglia. E’ il 58′ quando Ambrosini entra in area e lascia partire un traversone, culmine di un’azione piuttosto confusa, intercettato da De Rossi con il braccio: è calcio di rigore. Ibra si presenta sul dischetto e, senza problemi, spiazza Stekelenburg e firma l’1-1. Il Diavolo è on fire, la Roma scompare e si sbilancia, favorendo le nostre offensive. Il portiere avversario salva il punteggio bloccando con un po’ di fortuna un rasoterra di Ibrahimovic, ma nulla può dinanzi alla conclusione di collo pieno di Muntari. Ma purtroppo per noi, la conclusione di Sulley si stampa sulla traversa. Urlo di gioia strozzato? No, solo rinviato. A cinque minuti dalla fine, Zlatan prende infatti il tempo a Kjaer e si presenta contro Stekelenburg, che viene ridicolizzato con un sombrero. La porta è sguarnita, Kjaer cerca di rinvenire e di ostruire il mostro di Malmoe, che resiste però alla carica e firma di testa il gol della meritatissima vittoria.

Tre punti senza l’apporto dell’elemento chiave del momento: Thiago Silva. Un segnale? No, una casualità e un’illusione. O per lo meno, tutt’altro che una logica conseguenza. Sul lungo andare, l’assenza del numero 33 si fa sentire. Il Milan abbandona la Champions League, seppur con l’onore delle armi, e perde uno Scudetto già ipotecato. Fatali, in merito, i cinque punti complessivi persi in casa contro Fiorentina e Bologna. Quest’anno, a nove partite dall’epilogo della stagone, il Diavolo non è in corsa per la vittoria finale della Serie A ed è già stato estromesso dalla Champions League e dalla Coppa Italia. Ma dopo un inizio di Campionato a dir poco difficile, per via della rifondazione e della cessione dei pezzi pregiati, è riuscito a risalire la corrente. E adesso si trova in terza posizione. L’obiettivo è allora lottare per l’entrata in Champions, preferibilmente senza dover effettuare i Preliminari, terminando di conseguenza l’annata al secondo posto. Per l’adempimento dell’impresa, non bastano la grinta e la determinazione, armi comunque essenziali per il raggiungimento di qualsiasi traguardo. Occorrono anche la lungimiranza e l’abilità nella comprensione delle situazioni createsi, mancate nel corso dell’ultima e decisiva parte della scorsa stagione. E’ questa la chiave per il raggiungimento della Champions. Vietato sbagliare ancora.

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