Dopo la brutta sconfitta contro il Parma, il Milan ha subito l’opportunità per riscattarsi. In occasione del secondo turno infrasettimanale di Serie A, alle 20.45 di stasera, a San Siro arriva la Lazio di Petkovic. L’incontro si prospetta difficile, contro una squadra che domenica sera è tornata alla vittoria, ma i rossoneri non possono permettersi di perdere altri punti. I biancocelesti si schierano con un 4-3-3 di movimento: gli esterni d’attacco hanno il compito di ripiegare in fase di non possesso e a interscambiarsi con gli interni di centrocampo, che sono soliti correre alla follia e tendono a inserirsi il più possibile, mentre i terzini non rinunciano a sovrapporsi e spingersi in avanti. Intensità, grinta, densità, compattezza e intenzione di fare la partita. Sono questi i dogmi di Petkovic, che pretende una squadra offensiva ma equilibrata.
Punto di forza: Klose-Candreva-Marchetti.
Punto debole: mancanza di incontristi-difesa.
La pretesa di Petkovic, che predica efficacia anche in fase di non possesso, al momento risulta una vana utopia. La Lazio è una squadra di stampo offensivo, che dispone di singoli dalle buone qualità tecniche, ma che non può fare affidamento su centrocampisti abili nella fase di rottura. Gli unici due mediani che recuperano palloni sono Onazi- che stasera potrebbe partire dalla panchina- e Candreva che, però, non interdice con regolarità. Così facendo, sul lungo andare, i laziali potrebbero esporsi ad azioni di rimessa e una difesa poco stabile rischierebbe di tremare troppo spesso. Proprio così. L’altro problema della Lazio riguarda la retroguardia. I terzini si propongono molto in avanti ma, se puntati, vanno in difficoltà: peccano in senso della posizione e in fase di copertura. Male anche al centro dove, a causa di molte assenze, Petkovic è costretto a schierare difensori fisici ma poco mobili e per nulla tattici. Ecco allora che, se il centrocampo non facesse filtro a sufficienza, la difesa potrebbe concedere occasioni a valanga e crollare da un momento all’altro.
Elemento chiave: Candreva-Klose.
Sono loro i pilastri di una Lazio alla ricerca di certezze. Sono loro gli uomini capaci di cambiare il volto delle partite, leggendone con lungimiranza lo svolgimento. Sono loro i più continui, gli assi nella manica di Petkovic. Candreva corre a raffica, tiene palla senza perderla, imbastisce azioni con precisione, ripiega, salta il dirimpettaio e inventa dal nulla inserimenti vincenti: è (quasi) sempre al posto giusto al momento giusto. Per arginarlo, bisogna prevedere con anticipo i suoi tagli e i suoi movimenti tra le linee. E che dire di Klose? Gli basta un pallone, una mezza occasione, per gonfiare la rete e decidere le sorti di una gara. Anche quando non è in forma, grazie al suo strapotere fisico, alle sue doti da finalizzatore, alla sua capacità di difendere la sfera e alla sua efficacia nel gioco di sponda, sa essere determinante. La difesa rossonera non deve concedergli possibilità: il rischio che possa incidere è elevato.