Berlusconi, gli esoneri e gli addii: una storia riscritta da Allegri…

galliani allegri (spaziomilan)Il momento attuale del Milan è sotto i riflettori: problemi societari, contestazioni dei tifosi e quant’altro stanno riempiendo le pagine di giornali e dei social network; uno dei capri espiatori è senza alcun dubbio Max Allegri, più che mai in bilico. Nella frenetica giornata di ieri si è parlato tanto di un suo possibile esonero, del resto 13 punti in 12 giornate sono numeri pietosi. Tuffiamoci allora nel passato e ripercorriamo la storia degli esonerati e degli addii per eccellenza dal 1986 ad oggi, ossia l’era Berlusconi.

Niels Liedholm, Fabio Capello e Arrigo Sacchi

Tre allenatori che hanno fatto la storia rossonera: chi venne esonerato (lo svedese), chi lasciò il timone dopo anni di vittorie (Sacchi prima e Capello poi). Liedholm, grandissimo giocatore del Milan degli anni ’50, fu a più riprese anche mister rossonero: la sua ultima esperienza terminò nel 1987, quando a 6 giornate dal termine venne rimpiazzato da Capello e la squadra si piazzò al 6° posto, ultimo posto utile per approdare in coppa Uefa. L’anno seguente ci fu l’esordio del pupillo di Berlusconi, quell’Arrigo Sacchi che portò il Milan sul tetto del mondo; fu allenatore rossonero fino al 1991, quando al termine della stagione, dopo l’eliminazione in coppa Campioni e alcuni contrasti interni con dei giocatori (fra cui Van Basten), decise di lasciare la panchina. Fu Capello a prendere le redini della squadra, quella che poi divenne la banda degli Invincibili. Nel 1996 passò al Real Madrid e dopo due stagioni viene richiamato dai rossoneri per rifondare una squadra in crisi: quella stagione fu ancora fallimentare.

Tabarez, Zaccheroni, Terim e Leonardo

Dopo il Capello-bis, fu il turno dell’uruguagio Tabarez, quasi una scommessa: al via della stagione, subito una sconfitta in Supercoppa italiana e poi, dopo 11 partite e 15 punti conquistati, si aprì la porta dell’esonero; ritornò Sacchi ma il Milan concluse all’undicesimo posto la peggior stagione dell’era Berlusconi. L’anno successivo venne ingaggiato Zaccheroni ed il Milan vinse il suo 16° scudetto. Alla sua terza stagione sulla panchina rossonera però, il mister ex Udinese non riuscì a soddisfare la dirigenza e dopo il deludente pareggio per 1-1 in casa col Deportivo la Coruña, che segnò l’eliminazione dalla Champions, venne sostituito da una bandiera milanista, il padre di Paolo Maldini: Cesare.
Nella stagione seguente la panchina venne assegnata all’allenatore turco Terim che tanto bene aveva fatto alla Fiorentina. La campagna acquisti è stratosferica, arrivano Inzaghi e Rui Costa ma dopo 10 giornate e 13 punti raccolti, perde il posto a favore di Carlo Ancelotti, altro grande ex rossonero e nuovo allenatore: inutile ricordare le tante vittorie che seguirono. Il 2009/2010 fu l’anno di Leonardo, promosso a coach e promotore di un calcio spettacolare e d’attacco: con il trio Ronaldinho-Borriello-Pato il Milan arrivò a giocarsi le sue chance in chiave scudetto fino a marzo, poi gli infortuni ed una condizione fisica poco felice rallentò i rossoneri; nella storia però resterà il rapporto che ha contraddistinto il brasiliano e Berlusconi, per certi versi burrascoso e tormentato. Dopo una sola stagione terminò la storia rossonera di Leo e cominciò quella dell’attuale mister livornese.

Il presidente Berlusconi non è certamente felice della situazione generale e non è un errore pensare che l’idea di mandare a casa Allegri sia passata inosservata. Stando ai fatti però, il tecnico riprenderà gli allenamenti e sarà regolarmente in panchina nella prossima sfida con il Genoa: un ‘miracolato’, tenendo in considerazione proprio i precedenti illustri nella gestione berlusconiana.

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