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Tra problemi e bocciature, c’è una fila di promesse non mantenute

Promesse non mantenute. Campioni da formare in casa, far crescere e valorizzare sempre e solo nel Milan: questo è il progetto che Galliani e Barbara Berlusconi, insieme e (stranamente) d’accordo, hanno tracciato nel recente presente, per commettere meno errori rispetto al passato in vista dell’avvenire.  Un marchio di fabbrica made in Milan. Un’intenzione seria e concreta, in corso d’opera ma ancora incompleta. Impossibile quest’anno, infatti, non evidenziare la scarsa presenza di giovani che fin qui (non) sono stati schierati in campo. Soprattutto per infortunio ma anche per delle bocciature, pur momentanee, o forse semplicemente per errori di valutazione.

I nomi più importanti e con più “scusanti”, vicini al rientro, sono quelli di El Shaarawy (’92) e De Sciglio (’92). Ma se per Mattia l’esclusione è solamente dovuta al recupero dall’intervento chirurgico prima e dall’infiammazione poi al ginocchio sinistro, per l’attaccante il discorso è diverso. Il Faraone in estate è stato vicino alla cessione, mai per una sua scelta: ha deciso di rimanere, ma non era sereno. Dalla Confederations Cup al campionato, passando per la Champions dove ci ha messo la testa per il decisivo punto conquistato nei playoff con il PSV: mancava il sorriso, soprattutto lo spazio. Stephan aveva perso fiducia e non si sentiva più né intoccabile né al centro della scena, per “colpa” di Balotelli, e si è chiuso troppo in sé stesso. Nelle gerarchie di Allegri anche Robinho lo aveva quasi superato. Tornerà presto, merita considerazione e stima ma dovrà lottare per un posto.

Poi c’è Gabriel (’92), che per quasi un mese intero (ottobre scorso) ha esordito ed è rimasto con la Prima Squadra, ma prima e dopo, adesso, è toccato solo ad Abbiati. Il portiere brasiliano ha convinto e fatto vedere grandi numeri, ma il bilancio dopo un anno e mezzo di rossonero è troppo da comparsa. Ci vuole più coraggio. Ma non è finita qui: c’è anche Vergara (’94), che sta crescendo a Milanello ma è invisibile ai nostri occhi, Cristante (’95), promosso dalla Primavera ma colpevolmente lasciato in panchina e in tribuna per 3 mesi (salvo una decina di minuti, i primi, col Chievo), e Niang (’94), a conti fatti una scommessa persa che già a gennaio dovrebbe partire.

Infine, Riccardo Saponara (’91). Qualità ed intuizioni, con una struttura fisica ed emotiva però da rinforzare. Talento da non sprecare in un ruolo da non sottovalutare, l’ex Empoli sta bene e dovrebbe essere rischiato. 7 casi per sollevare un problema, alcuni dei quali domani in amichevole contro lo Young Boys avranno una chance preziosa. Nonostante l’intero lavoro del settore giovanile rossonero stia andando a gonfie vele. Milan, la pazienza, necessaria quando si parla di “top young”, non è infinita.

This post was last modified on 16 Novembre 2013 - 02:36