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Su Seedorf mi ricredo, ma il divertimento lo vedremo solo in campo. Fuori c’è da avere paura…

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Lo ammetto, anche se chi ha la pazienza di leggermi e ascoltarmi lo sa bene: ero molto scettico sul Seedorf allenatore, ma devo cambiare idea. Clarence in pochissimo tempo è riuscito ad iniziare un processo di cambiamento della mentalità della squadra. Sorprendente se si pensa che Seedorf faceva il calciatore fino a 20 giorni fa. Sorprendente se si pensa che il cambio di panchina è avvenuto a stagione in corso e con una squadra costruita per giocare in modo totalmente diverso. Io continuo a pensare che le “rivoluzioni” nel calcio si debbano fare a bocce ferme, sia quelle tecniche sia quelle societarie. Infatti questa stagione sportiva 2013/14 è e sarà da buttare in ogni caso. Almeno dal punto di vista dei risultati. Ma, devo ricredermi, non dal punto di vista della crescita tecnica, tattica e soprattutto filosofica. Il merito è sicuramente tutto di Clarence. E’ anche vero che il “professore” è in questo momento in una posizione ideale che non gli ricapiterà più.

Il primo motivo è che l’ha scelto il presidente Berlusconi in persona e questo gli permette di avere un credito e una fiducia molto più ampia di tutti coloro che l’hanno preceduto, da Zaccheroni ad Allegri, passando addirittura per Ancelotti. Il secondo è che questo filo diretto con Arcore gli permette di bypassare tutte le beghe interne e i conflitti di potere in atto al Portello che hanno reso la nostra inimitabile società un pollaio starnazzante. Il terzo è che quest’anno lui si può prendere solo i meriti ma non le colpe. E dico, giustamente, perché i giocatori non li ha scelti lui, perché lo staff tecnico non è il suo, perché la stagione è già compromessa e perché la squadra era abituata a seguire concetti tattici totalmente opposti rispetto a quelli che intende inculcare lui con la benedizione presidenziale.

Proprio su questo punto mi voglio focalizzare, per parlare un po’ di calcio. E per non tornare ad avvelenarmi e ad avvelenare con le solite lotte di potere. Anche perché in queste ultime partite, compresa quella pareggiata contro il Toro, mi sono divertito al di là del risultato. E ci prepariamo ad affrontare col sorriso e con la spensieratezza di chi non ha niente da perdere la supersfida di Champions contro l’Atletico. Tra noi e i colchoneros, protagonisti di una stagione straordinaria, che forse sarà la migliore della loro storia, io sono sicuro che attaccheremo di più noi. Saranno loro a difendersi e a giocare di rimessa. Probabilmente la loro solidità difensiva li premierà e usciremo dalla Champions. Ma con Seedorf avremo il coraggio e forse la follia di attaccare a Milano e a Madrid quella che in questo momento è la miglior squadra di Spagna, davanti a Barça e Real.

Questi sono i concetti di calcio che sta cercando di imporre Seedorf. Milan sempre padrone del pallone e della partita. Possesso palla alla “Barcellona”, pressing alto e recupero-palla nella metà campo avversaria. Mai un rinvio del portiere, ma azioni che iniziano sempre palla a terra dalla nostra area. La palla non si butta mai via, ma si gioca sempre. I primi cambiamenti già si sono visti nei primi 20 minuti di Milan-Verona, poi non sempre siamo riusciti a giocare così, ma soprattutto, in alcune occasioni abbiamo sbandato paurosamente poiché questo sistema di gioco scopre la nostra già fragile difesa alle ripartenze avversarie. Il gol che abbiamo preso da Immobile con il fuorigioco sbagliato a metà campo è stato uno di quei gol che prendevamo con il primo Sacchi. Ricordate Milan-Fiorentina dell’87 oppure la clamorosa eliminazione Uefa contro l’Espanyol. Poi le cose sappiamo tutti come sono andate. Morale: se per assimilare quei concetti ci hanno impiegato mesi Maldini, Tassotti, Baresi e Ancelotti, quanto volete che ci impieghino Rami, Bonera e Muntari? Per questo motivo la parola d’ordine è pazienza. Adesso quella c’è. Imposta dal presidente. Ma, sono convinto, la strada è quella giusta. Il metro del Milan, con tutto il rispetto non deve essere la nostra ormai povera Serie A, ma il Milan deve confrontarsi con le grandi d’Europa. E tutte le grandi giocano ormai con il 4-2-3-1, guarda caso il modulo di Seedorf. Tutte le grandi giocano stabilmente nella metà campo avversaria. Il Barça da anni gioca praticamente senza difensori e adesso il Bayern di Guardiola fa fare il libero al portiere. La strada da percorrere è quella. Certo, la differenza la fanno i soldi. Non si possono paragonare i plafond della carta di credito a disposizione di Galliani e quelli dei dirigenti di Bayern, Barça e compagnia. Per questo bisogna lavorare “di fantasia”. E sarà ancora più dura farlo quando, tra qualche mese, Galliani non ci sarà più.

Ma Clarence le idee ce le ha belle “chiare”. Per l’appunto. A lui servono due terzini che spingano alla grande e che sappiano crossare dal fondo. Non a caso Abate è stato accantonato e a luglio partirà (con buona pace del suo procuratore Raiola che per volere dell’”amministratrice delegata” sarà allontanato da Milanello e da via Rossi). I due interpreti ora sono De Sciglio ed Emanuelson, ma si può sempre migliorare. I centrali di difesa devono essere veloci e con piedi buoni, per coprire il campo lungo in caso di “uno contro uno” nelle ripartenze avversarie e per impostare l’azione dalla rimessa in gioco. E soprattutto devono saper comandare il fuorigioco. Qui, oggettivamente siamo un po’ deboli, anche se Rami sta facendo il suo (ah proposito in questo caso le “amicizie” di Galliani vanno bene?). A centrocampo non si può prescindere da almeno un “facitore di gioco” e quindi Montolivo è inamovibile. Ma al suo fianco Seedorf ne vuole un altro con i “piedi” e De Jong non fa parte di questa categoria. Motivo per cui Essien e Muntari finiranno col giocare di più (a proposito di Essien a costo zero, altro capolavoro di Galliani, ma la “dottoressa” non lo nota). Il trio di trequartisti va benissimo concettualmente ma devono produrre di più. Vi spiego in che senso: se accetti di giocare con 4 uomini stabilmente oltre la linea del pallone, cioè 4 che in fase di non possesso non scappano indietro ma vanno avanti e allungano la squadra prendi grossi rischi in difesa. Questi rischi sono giustificabili solo se in attacco si producono 10-12 palle gol a partita. Per fare questo è necessario allargare il campo, non stringerlo. E purtroppo il trio di trequartisti che schiera Seedorf tende ad accentrarsi e a pestarsi i piedi a vicenda. Per questo Clarence voleva uno come Biabiany e per questo Galliani ha provato a prendere addirittura Cerci. Per questo Clarence tenterà di reinventare uno come Poli esterno alto d’attacco. Per questo a luglio in quella zona torneremo prepotentemente sul mercato. Veniamo infine al centravanti: se prendi almeno un gol a partita sei obbligato a farne non meno di due. E parliamoci chiaro, da quando è arrivato Seedorf, ma anche prima, questa squadra ha soltanto una chiave in grado di aprire tutte le porte avversarie in tutti i modi e questa chiave si chiama Mario Balotelli. Se giocano in avanti Kakà, Robinho, Honda e Balotelli, l’unico in grado di fare sempre gol è Marione. Troppo poco. La soluzione a luglio è il mercato, adesso è allargare Balotelli e inserire in attacco Pazzini che da solo non è in grado di inventarsi niente, ma con a fianco un grimaldello come Balo diventa una macchina da 15-20 gol. E lo ha dimostrato l’anno scorso. Queste sono le strade che Clarence ha “chiare” in testa e precorrendole secondo me ci divertiremo già da quest’anno.

Purtroppo il divertimento lo vedremo solo in campo. Fuori invece c’è da avere paura. In pochi mesi infatti stiamo assistendo a uno smantellamento della dirigenza che ha reso il Milan il club più titolato del mondo e che ha saputo vendere il brand del Milan meglio di chiunque altro a livello mondiale. Solo quest’anno il fatturato rossonero è di poco secondo a quello della Juve, che però ha uno stadio di proprietà. Facciamo solo cronaca: a novembre Galliani esautorato, a dicembre Braida liquidato, a gennaio la bravissima Laura Masi licenziata e non è finita qui. Si parla per esempio di un avvicendamento negli uffici legali tra un principe del foro come Leandro Cantamessa a beneficio di Geronimo La Russa, peraltro interista. Noi stiamo ancora aspettando dalla futura vicepresidentessa un bel “Forza Milan”. Chissà se arriverà…

Twitter: @ruiu19

This post was last modified on 4 Febbraio 2014 - 16:07