Gazzetta, Muntari: “La salvezza è fattibile, in rossonero avrei potuto fare di più. Ecco i miei due maggiori rimpianti…”

Queste le dichiarazioni rilasciate da Sulley Muntari, centrocampista del Pescara, ai microfoni de La Gazzetta dello Sport:

Non mi pare nemmeno di essere in ritiro con il Pescara, ma di essere arrivato qui con il Milan, per giocare contro il Pescara. Sarà come giocare contro mio fratello. Salvezza? La vedo fattibile. La salvezza è ancora alla portata e io ho fiducia. Siamo troppo bravi per essere in questa posizione. Con la nostra qualità, avremmo potuto essere fra le prime dieci. Oddo è stato bravo, è uno che non urla mai e si fa capire bene. Diventerà un grande allenatore. Zeman, invece, è come un padre, come l’insegnante delle elementari: basta seguire quello che dice e ti viene tutto facile. Senza nulla togliere a Oddo, se ci fosse stato lui dall’inizio, non saremmo dove siamo. Milan? Il club rossonero è la squadra del mio cuore. Il gol fantasma in Milan-Juve? Anche se lo avessero convalidato, probabilmente, non sarebbe bastato per lo scudetto. La verità è che loro con Conte si sentivano dei leoni. Poi, però, rifletto: noi avevamo Ibra, Robinho, Seedorf, Nesta, Thiago. Con questa gente, puoi giocare anche al 50% e vinci lo stesso, quindi non sono ancora riuscito a darmi una spiegazione. Quello scudetto perso e il fatto di non aver chiuso la carriera al Milan sono i miei rimpianti più grossi. In rossonero avrei potuto fare di più. Il cartellino giallo rubato a Damato? E’ stato un modo per scherzare e per creare un rapporto di simpatia. L’arbitro l’ha capito ed è stato al gioco. Ricevono troppi insulti. Sono esseri umani come noi e noi possiamo aiutarli. Avrebbe dovuto essere così anche dopo l’ultimo Juve-Milan”.

E ancora: “Milan senza Galliani e Berlusconi? Non smetterò mai di ringraziare l’ad, avrebbe potuto cancellarmi il contratto e, invece, ha tenuto a me come ad un figlio. Aveva a che fare con tanti campioni, io, alla fine, non ero nessuno. Faccio fatica a pensare ad un Milan in mani straniere, magari, fanno come hanno fatto all’Inter, dove qualcuno, tra i cosiddetti vecchi, è rimasto. La classifica dei miei allenatori preferiti? Al primo posto, metto Spalletti, un maestro, che, a Udine, mi ha fatto diventare calciatore. In generale, ho buoni ricordi di tutti. Mourinho mi ha dato la possibilità di giocare in una grande e lo ringrazierò tutta la vita. Allegri è stato uno spettacolo. Quando era al Milan, tutti lo attaccavano, ma lui restava imperturbabile, trasmettendoci la sua tranquillità. Il mio futuro? Non bevo e non fumo, quindi, gioco ancora sei o sette anni e poi mi tolgo del tutto dal calcio. Non mi immagino né allenatore, né dirigente. Ho un paio di concessionarie auto, ma sapete come mi vedo? Meccanico, di quelli con le mani sporche di grasso, a smanettare sotto le macchine. Ora, però, pensiamo a salvarci. Poi, mi scadrà il contratto e sarà difficile che resti a Pescara. La mia famiglia è a Milano, mio figlio ha 18 mesi e io voglio vederlo tutti i giorni”.

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