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Storia di un ex, l’oriundo che regalò la prima gioia europea al Milan

La storia che ci apprestiamo a narrare appartiene a un epoca, così lontana e diversa da quella attuale, da sembrare non esser mai esistita. Un’epoca in bianco e nero, nella quale il calcio era innanzitutto uno sport, istintivo e, a tratti, persino romantico, in cui non c’erano sponsor né scarpini colorati e i calciatori in campo indossavano i numeri dall’1 all’11, cuciti sulla maglia.

In quell’epoca così lontana, il Milan iniziava già a mostrare i primi segni di quella vocazione europeista, che, ancora, nella storia recente, ha continuato a caratterizzarlo. A Wembley, infatti, nel 1963, i rossoneri (per l’occasione di bianco vestiti) conquistano la prima Coppa Campioni della loro storia e dell’Italia intera, sconfiggendo il Benfica di un certo Eusebio, che solo due anni dopo avrebbe vinto il Pallone d’oro, e ponendo fine all’egemonia iberica durata fin troppi anni.

Quella vittoria ha un unico grande protagonista: José Altafini. Noto ai più giovani come l’arzillo vecchietto che si divide tra telecronache e spot pubblicitari, “Mazzola” (così ribattezzato dai suoi connazionali per la similitudine con Valentino) è stato il bomber per eccellenza: uno che è nato e vissuto solo per il golaço (come è solito definirlo).

La sua storia pare scritta da un romanziere. Nato in una povera famiglia di emigranti italiani, già dall’età di nove anni si divide tra scuola e lavoro, ma grazie alla sua passione, il futebol, riesce a ritornare nel Belpaese, riscattarsi socialmente e coronare il sogno di ogni bambino delle favelas: diventare un calciatore professionista e vincere la Coppa Campioni.

Erano altri tempi quelli di Altafini, che lascia la nazionale verdeoro (non potendo essere convocati calciatori non militanti nelle divisioni brasiliane) per giocare in Italia, la cui maglia veste dal 1961, salvo poi essere “epurato”, un anno dopo, insieme agli altri oriundi, a causa della fallimentare esperienza mondiale.

Una vita, quella di José, fatta di grandi passioni: il calcio, in particolare Milan e Napoli (le cui casacche ha vestito per 7 anni ciascuno), e le donne, anzi la donna: Annamaria Galli, moglie del suo compagno Paolo Barison, che decide di lasciare per convolare a nozze, nonostante lo scandalo sociale, con il suo amato Altafini.

Insomma, una storia davvero “incredibile, amisci”!

 

This post was last modified on 8 Novembre 2017 - 17:58

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redazione