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I numeri del 2017 e un imperativo per il nuovo anno: fare meglio

Oltre ad essere l’occasione in cui si brinda augurandosi le migliori fortune, l’avvento di un nuovo anno resta anche l’occasione migliore per tirare un po’ le somme e fare il bilancio di quello appena trascorso.

Il 2017 è stato un anno storico per i colori rossoneri sul piano societario. Dopo 31 anni si è chiusa infatti l’epopea Berlusconi. Il cavaliere, dopo essere entrato nella leggenda raggiungendo l’obiettivo che si era prefissato nel lontano 1986 (riportare il Milan a primeggiare in Italia, in Europa e nel Mondo), al culmine di estenuanti trattative degne di un best seller, ha passato la mano al nuovo corso cinese di Yonghong Li.

Sul piano sportivo il vecchio anno non è stato proprio tra i più positivi, anzi, ad oggi si può dire che ha ampiamente deluso le attese. Analizzando il solo campionato il bottino è abbastanza misero: il Milan ha raccolto solo 55 punti sui 120 a disposizione (45%), frutto di 15 vittorie, 10 pareggi e 15 sconfitte con 54 reti realizzate e ben 52 subite. Sono le coppe a rendere questi numeri meno amari. Tra Coppa Italia ed Europa League sono infatti 14 i match disputati (10 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte) con 29 gol fatti e 9 subiti,

Nonostante fosse nato sotto i miglior auspici dopo la conquista della Supercoppa di Doha e dopo un girone d’andata positivo, oltre ogni rosea aspettativa, la prima parte del 2017 vede il Milan totalizzare solo 30 punti in 21 partite, quanto basta per concludere il campionato raggiungendo l’ultimo posto utile per la qualificazione ai preliminari di Europa League, anche grazie ai suicidi sportivi delle altre contendenti (decisivo risulterà il gol di Zapata al 97′ nel derby)

La seconda parte del 2017 vede tornare l’entusiasmo tra i supporters milanisti. La scoppiettante sessione di calciomercato realizzata dalla nuova società nelle persone del ds Massimiliano Mirabelli e del ad Marco Fassone risveglia nel popolo rossonero quell’amore così tanto maltrattato e mortificato negli ultimi anni di gestione Berlusconi/Galliani. E gli effetti positivi di questo ritorno di passione sono tangibili: i 65 mila spettatori di San Siro a fine luglio contro il modesto Craiova ne è la prova. Ma l’aver dovuto cambiare così profondamente la rosa (11 saranno al 31 agosto i volti nuovi) facendo di necessità virtù, non porta ai frutti sperati, almeno nell’immediato. Molti dei nuovi acquisti ad oggi stanno rendendo molto al di sotto dei propri standard e nonostante l’avvicendamento Gattuso/Montella alla guida tecnica, la squadra non è ancora migliorata soprattutto sotto il profilo della continuità. Il Milan infatti, col pareggio di sabato a Firenze, chiude l’anno all’ undicesimo posto in campionato con più sconfitte (8) che vittorie (7) e più gol subiti (27) che fatti (24).

La difficoltà degli attaccanti nel realizzazione è sicuramente una delle chiavi di lettura di quest’annata poco gratificante. Il ciclone Bacca, da cecchino infallibile a Siviglia si è a poco a poco declassato ad attaccante mediocre con 7 reti in 21 incontri (che salgono a 8 su 23 se consideriamo i due match di Coppa Italia con le due piemontesi). Scarso è stato anche l’apporto da parte di Lapadula (4 gol), mentre determinanti in certi frangenti sono stati i gol “in prestito”: i 4 di Pasalic (decisivo nella vittoria stoica in doppia inferiorità numerica di Bologna e nel pareggio contro il Pescara) e i 4 di Deulofeu (decisivo nella vittoria contro la Fiorentina e nel pareggio acciuffato sul finale con l’Atalanta).

Problema bomber che persiste anche in questa nuova stagione. Infatti nonostante i 63 milioni spesi complessivamente per portare André Silva e Kalinic all’ombra della Madonnina, sommando le reti messe a segno dagli avanti rossoneri in tutte le competizioni, il più vicino alla doppia cifra è il ragazzo proveniente dalla primavera. Quel Patrick Cutrone (9 reti in stagione per lui) che con quel gol ad Handanovic al 104′, oltre alla vittoria in un derby, regala ai tifosi la prima soddisfazione stagionale, il passaggio alle semifinali di Coppa Italia.

In effetti tra le note positive merita menzione anche il primo posto raggiunto nella fase a gironi della seconda competizione continentale, ma il peso specifico di questo passaggio del turno va certamente tarato allo spessore degli avversari affrontati fino ad ora. Emblematico in tal senso lo score del portoghese Andrè Silva, che in Europa vanta 8 marcature in 717′ (tra preliminari e fase a gironi), mentre in campionato dopo 537′ è ancora fermo al palo.

Il vero leader tecnico, croce e delizia di questa squadra nel 2017 (9 le sue reti tra campionato e coppe) è lo spagnolo Suso. Accantonato durante la gestione Mihajlovic, con Montella ha avuto la sua definitiva consacrazione, non a caso il suo calo del girone di ritorno è coinciso con quello della squadra.

Se l’attacco piange, la difesa di certo non ride. Attenendosi esclusivamente alle vicende di campo l’affermazione di Gigio Donnarumma è innegabile, il record raggiunto a Firenze del più giovane ad aver toccato quota 100 presenze in maglia rossonera ne è solo l’ultima controprova. Ma ciò non fa della difesa rossonera una delle più solide. 52 reti al passivo in 40 match in serie A sono troppe per chi ambisce all’appellativo di top club ed in questo senso l’upgrade Bonucci non è momentaneamente andato a buon fine.

Parafrasando il mantra che ci ha accompagnato per tutta la scorsa estate, “passiamo al 2018” con l’auspicio che la rivoluzione consumatasi nei mesi scorsi cominci in questo nuovo anno a dare i frutti anche sul campo.


This post was last modified on 1 Gennaio 2018 - 16:39

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redazione