
Il Milan di Ringhio non ringhia. L’allenatore rossonero da inizio stagione ha sorpreso un po’ tutti, presentando in campo nelle prime uscite stagionali una squadra che gioca bene, fin troppo, e che spesso imbastisce trame offensive spettacolari anche grazie alle invenzioni della coppia tutta ispanica composta da Suso e Higuain, ma che non morde le caviglie gli avversari. E non parliamo solo del problema – si spera risolto – del calo di concentrazione e sicurezza che i ragazzi di Gattuso accusa(va)no dopo essere passati – anche due volte nella stessa partita – in vantaggio (3 rimonte subite in 8 gare disputate in campionato) o dei tanti gol subiti, soprattutto nel secondo tempo (13 partite consecutive senza clean sheat). E allora cosa? Il Diavolo non fa falli.
I NUMERI
RINGHIO MANSUETO
Il paradosso è che il comandante di questa quieta ciurma è proprio Ringhio Gattuso, uno che quando giocava non era certo un agnellino. Del resto il tecnico milanista aveva avvertito tutti lo scorso anno “io non sono solo cuore e grinta, io studio e mi piace far giocare bene la mia squadra”. Detto fatto, il Milan – come già detto – esprime un buon calcio, ma per vincere questo non è sufficiente. Rino ha l’obbligo ora – proprio perché il derby è la partita che potrebbe sanare il rimpianto dei 4 punti persi tra Atalanta ed Empoli – di trasmettere fame e determinazione, elementi indispensabili per portare a casa anche quei match che esclusivamente con il gioco, al costo di vedersi segnare sul taccuino qualche cartellino in più.
This post was last modified on 13 Ottobre 2018 - 22:06