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Doverosa premessa, prima d’essere tacciati d’antimilanismo o affini. Paolo Maldini – al pari di Franco Baresi – é il Milan. Un pezzo enorme della storia di questo leggendario club, una leggenda che ogni bimbo rossonero conosce pur, magari, non avendolo mai visto sul rettangolo verde.

Ma, anche alle leggende, quando decidono di mettersi in gioco, tocca sottostare alla dura legge della critica altrui. Per info, chiedere all’esausto e massacrato Ivan Gattuso. E cosi, dunque, non può che iniziare a delinearsi un bilancio del primo anno di Paolo Maldini da dirigente del Milan.

Un binomio che l’ex Capitano – con doverosa C maiuscola – ha atteso per nove, lunghi, anni. Vedendosi sfilare accanto illustri rivali e compagni di mille battaglie, arruolati nei club con i quali avevano incantato sul rettangolo verde non appena appesi al chiodo gli scarpini. Da Totti a Zanetti, passando per Peruzzi e Nedved.

Questioni di ruolo

A fermare il matrimonio (bis), una precisa richiesta di Paolo: avere un ruolo che non fosse di facciata, ma operativo e consistente. Ruolo che, nell’estate 2018, è finalmente arrivato: l’insediamento di Elliot e il ritorno al Milan di Leonardo gli spalancano le porte e l’offerta di diventare  direttore sviluppo strategico area sport del Milan soddisfa Maldini.

Un ruolo complesso, forse, più nella terminologia che nella realtà. Ma che, al contempo, ha visto cadere Paolo in un limbo di dubbia utilità. Nei suoi primi mesi del ritorno a Milanello, la figura di Maldini ha finito incredibilmente col dissolvere la propria importanza, con gli ultimi eventi a testimoniare una certa scollatura non solo fra squadra e guida tecnica, ma anche fra comparto tecnico e dirigenziale.

Perplessità e bocciatura

Ed, a questo punto, è inevitabile che le perplessità scaturiscano anche in ambito maldiniano: se davvero l’ex Capitano ha preteso un ruolo operativo, perchè fino ad oggi il suo impatto è stato tristemente nullo? Nessun aiuto a Gattuso nella gestione dello spogliatoio, nessuna parola realmente importante spesa in momenti complessi, come quelli ad esempio degli ultimi giorni.

Fino ad oggi, dunque, non si può che bocciare il Maldini dirigente. A cui, ovviamente, va dato un giusto periodo d’adattamento al nuovo ruolo. Ma, da cui, parimenti, si spererebbe in un peso specifico, sia fuori che dentro le mura di Milanello, un pelo maggiore. Anche per non intaccare quella che, semplicemente, è leggenda.

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This post was last modified on 9 Maggio 2019 - 22:56

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redazione