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Brocchi: “Non dipendo dalla finale, ma se giochiamo come con la Roma scappo. Le aree sono scollegate. Su Berlusconi…”

Questa l’intervista integrale di Cristian Brocchi a La Gazzetta, dello Sport, Corriere della Sera, Tuttosport, Corriere dello Sport e Il Giornale nel corso del Media Day di ieri a Milanello. L’allenatore rossonero ha detto la sua su ogni aspetto più importante e delicato del presente.

Sulla finale di Coppa Italia: “La stiamo studiando tatticamente da quando siamo arrivati. E’ molto bello pensare di poter incidere, studiare i pochissimi punti deboli, vedere dove colpire. Ma è fondamentale che ogni giocatore abbia dentro di sé il veleno. Non accetto l’idea che chi non ha vinto nulla non ce l’abbia. La delusione della partita con la Roma è stato accorgermi che la squadra non era pronta per la finale. Adesso ho le idee chiare su chi non può darmi niente. Non voglio dare alibi alla squadra. Poi, se dovessimo giocare la finale come sabato scorso, scapperei lontano”.

Sulla sconfitta con la Roma: “La cosa che mi ha più deluso di questo mese. L’obiettivo con i giallorossi non era vincere, perché al sesto posto non ci speravo più di tanto, ma vedere una squadra che mi desse delle garanzie per la finale. Volevo vedere la fame per vincere e sono rimasto spiacevolmente sorpreso di non ritrovare nulla di quanto avevamo preparato. È stata una delusione. Adesso non voglio neanche pensare che un giocatore che non ha mai giocato una finale o alzato un trofeo in carriera giochi contro la Juve senza il giusto atteggiamento”.

Capitolo Berlusconi: “Nella cena di Arcore il presidente mi ha chiesto di riportare la squadra ai concetti di gioco con i quali il Milan era diventato grande. Mi ha chiesto di ridare una mentalità milanista. Vorrei parlare con tutti: dal magazziniere all’ultimo dei giardinieri. Ma in 40 giorni come faccio? Ho dovuto quindi concentrarmi sulle cose più urgenti, pur senza entrare a gamba tesa. Da due anni e mezzo il Milan gioca in difesa e riparte: bisognava cambiare, possibilmente in fretta. Non sono pazzo, sprovveduto, presuntuoso. Se mi avessero chiesto di fare più punti possibile, avrei operato diversamente. Se mi sono pentito di aver accettato? Assolutamente no. Nessuno pensa di non essere all’altezza, soprattutto se è una persona intelligente, che lavora, che ha passione e rispetta chi da vent’anni lo fa vivere bene. Io ho sputato sangue per questa maglia e continuo a farlo. Quando ho sentito Berlusconi? Ieri notte. Mi ha chiesto come andava e mi ha detto che verrà a trovarci prima della finale. Mi sono preso del lecchino, dell’incompetente e ogni altro insulto. Ma il presidente non mi ha mai detto di far giocare questo o quello”.

E ancora: “Non mi sono mai proposto, non ho detto mai al presidente metta me e vedrà il cambiamento. Giuro sui miei figli: mai il presidente mi ha chiamato per suggerire la formazione. Non potevo rifiutare l’incarico a 6 giornate dalla fine perché ho rispetto per chi da 30 anni ha dato da vivere a me e alla mia famiglia. Il mandato ricevuto è stato molto preciso: bisogna cambiare lo stile del gioco del Milan per capire chi l’avrebbe seguito nella prossima stagione e chi no. Mi è stato chiesto un miracolo da realizzare in così poco tempo? Ho pensato non solo al presente ma anche al futuro. Ho parlato lunedì col presidente, le ha viste tutte le partite della mia gestione e ha promesso che verrà a farci visita prima della finale”.

Società: “Siamo lontani dal Milan che ci ricordiamo. Un tempo l’ambiente e tutte le aree del club erano unite fra loro e si lavorava per un solo obiettivo. Oggi tutte le aree sono scollegate. Ma questo si può creare solo partendo insieme da inizio stagione: quando sono arrivato nel settore giovanile abbiamo perso molte gare in molti mi davano del matto. Poi però, remando tutti dalla stessa parte, abbiamo raggiunto i risultati”.

Sulla stagione: “Vincere la Coppa Italia non salverebbe la stagione, ma darebbe un po’ di gioia ai tifosi. Vincere, però, non dovrebbe cambiare la valutazione della stagione che resterebbe comunque negativa. In caso di successo non bisogna farsi fregare, sarebbe un rischio pensare di aver svoltato”.

Sulla squadra: “Se qualcuno mi gioca contro? No, se avessi questa sensazione interverrei. Io credo che i giocatori vadano valutati su quattro componenti: tattica, tecnica, fisica, mentale. E il rendimento è alto se le quattro componenti sono più o meno in equilibrio. Io sono qui anche per far capire ai giocatori cosa significhi essere al Milan”.

Sui singoli: “Ho un’idea chiara su chi non mi può dare niente. Ci sono giocatori con le caratteristiche da Milan e ci sono anche quelli che non le hanno”.

Sulla sua conferma: “Non credo dipenda dalla finale. Se anche dovessi vincere, dopo l’euforia iniziale sentirei le solite cose: ‘Non è all’altezza, eccetera’. Non penso al dopo-finale. In ogni caso di quest’esperienza mi resterà la consapevolezza di essere un allenatore. Sono convinto che il lavoro che propongo, se fatto nei tempi giusti, può portare dei risultati. E dopo i primi 35 giorni da allenatore del Milan mi sento ancora più forte caratterialmente”.

This post was last modified on 18 Maggio 2016 - 13:52

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redazione